Nine

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Il problema di noi italiani è che forse conosciamo troppo bene l’ originale, fa parte della nostra cultura, ne percepiamo l’odore, l’essenza. Quello degli americani è che non lo conoscono affatto. Resta comunque da capire perché e per chi Rob Marshall abbia fatto questo film. Durante l’incontro con la stampa italiana, ha dichiarato di aver realizzato Nine perché “in America le nuove generazioni non conoscono Fellini e il suo cinema”. Ottimo proposito, Grazie Rob, ma proprio non ci crediamo al fatto che i ragazzi che non conoscono Fellini e che vedranno il tuo film, correranno a casa subito dopo a guardarsi il vero . Anzi, conoscere Fellini attraverso Nine è qualcosa di tremendo a cui non riusciamo neanche a pensare, semplicemente perché non è Fellini. Insomma, questa versione in pompa magna del musical che nel 1982 spopolava a Broadway e che a sua volta si rifaceva a , non ci ha convinti.



Nine racconta la storia di Guido Contini (Daniel Day-Lewis), regista italiano di fama mondiale in piena crisi creativa. Tutto è pronto per iniziare le riprese del suo nuovo film, ma lui non ha ancora scritto una sola pagina della sceneggiatura. A confortarlo, tormentarlo e amarlo, ci sono le donne della sua vita: la madre (Sophia Loren), la moglie (Marion Cotillard), la sua amante (Penélope Cruz) e la sua diva/musa ispiratrice (una Nicole Kidman sempre più imbalsamata, imprigionata nel botulino).

Il pezzo forte, ma non fortissimo, del film restano le coreografie, che a tratti riempiono i vuoti lasciati da una struttura narrativa esile e inconsistente. Daniel Day-Lewis fa del suo meglio per farci ricordare Mastroianni che faceva Fellini, ma nonostante sia straordinario come al solito, non riesce ad essere più italiano di un piatto di spaghetti conditi con il ketchup. Penélope Cruz è frizzante e divertente e Marion Cotillard intensa e bravissima nelle parti cantate. Sophia Loren… Dispiace doverlo dire, ma non rappresenta più il cinema italiano da tempo, e questo suo cameo in Nine non fa altro che ricordarcelo. Il nutrito cast italiano che ha preso parte al film rimane rigidamente sullo sfondo (Elio Germano, Valerio Mastandrea, Martina Stella, Ricky Tognazzi e tanti altri), mentre Marshall dirige la sua versione a stelle e strisce di un’opera, adesso ancora più sublime ed apprezzabile, della storia del cinema italiano.

Voto 5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

4 Comments

  1. Chicco 21 gennaio 2010 at 13:38

    Madò, lo avete distrutto =)
    ma continuo ad attenderlo in sala con ansia…magari per poi distruggerlo subito dopo!

  2. giulia 24 gennaio 2010 at 12:51

    devo condividere pienamente la recensione….l’ho visto ieri sera..salvo scenografie e fotografia…ma per il resto, era meglio non mettersi a confronto con un caposaldo della cinematografia italiana….

  3. Ladolcevita 3 febbraio 2010 at 12:01

    Non pensate di esagerare un po’ con la critica di questo film? Non ho letto una critica italiana positiva. È come se ci si afferrasse al favoloso cinema di Fellini in una maniera chiusa e ermetica, come custodi di un «genio» ormai sparito sui nostri schermi e quindi da preservare gelosamente. È vero che nel film si perdono tutte quelle trasposizioni oniriche che caratterizzavano le produzioni felliniane, ma dobbiamo ricordarci che è pur sempre un musical: si caricano di più i personaggi per, purtroppo, a volte rimetterci con la trama.
    Mi sembra che la critica italiana si chiuda a riccio per difendere le memorie di un fasto passato cinematografico, invece di apprezzare le qualità che presenta un film come questo, seppur americano.

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