Michael Jackson’s: This Is It

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Il docufilm che raccoglie le prove per i cinquanta concerti londinesi che l’artista non ebbe il tempo di fare è arrivato ieri nei cinema di tutto il mondo. Solo in Italia lo ospiteranno 600 sale, nelle quali quali resterà soltanto per quindici giorni. Giusto il tempo di far raggiungere alla Sony il primato del film con maggior successo al botteghino di tutti i tempi. Le stime, solo per gli incassi che riguardano gli Stati Uniti nella prima settimana, parlano di 250 milioni di dollari.



Kenny Ortega, regista dello show e di questo documentario, regala ai fan di Michael un punto di vista atipico, diventando pian piano una sorta di talent-show. Non tanto sui ragazzi in cerca di successo, ma di una star un po’ ammaccata che cerca di ritrovarlo. Dalle oltre cento ore di registrazione di prove tenutesi allo Staples Center di Los Angeles, (lo stesso luogo in cui fu riposta la bara dorata di Jacko durante il suo concerto-funerale) si tira fuori un’immagine del Re del Pop del tutto nuova. Le sue condizioni fisiche non erano certo ideali, ma ben lontane dalla drammaticità con cui sono state descritte dai tabloid subito dopo la sua morte.

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Michael era impegnatissimo a dare il meglio di sé durante le prove dei concerti che avrebbe dovuto tenere ll’Arena O2 di Londra, tra aprile e giugno. Lo vediamo seguire ogni minimo dettaglio di quello che avrebbe dovuto essere lo show del suo ritorno, dalla scelta dei ballerini a quella delle luci o degli effetti speciali. Ore di prove alla ricerca della giusta tonalità insieme con musicisti e coristi sui cui volti si legge l’incredulità di trovarsi sul palco con lui. Jackson il perfezionista lavorava con un’umiltà disarmante, e aveva una padronanza assoluta della propria figura sul palco e di ciò che voleva avere attorno.

Uno show pensato in grande, come da tradizione, con scenografie e video inediti per ogni canzone. Da una nuova versione di Thriller girata in 3D, a un fumoso club in cui Gilda/Rita Hayworth canta per lui in una rivisitazione cinematografica di Smooth Criminal. In questo provare e riprovare viene fuori il lato più forte e vulnerabile insieme di un artista con un talento inarrivabile che inevitabilmente percepisce la forte tensione del progetto che sta portando avanti. Ma l’entusiasmo che si legge sul suo volto deturpato è autentico, così come quello sulle facce delle persone che hanno condiviso questa avventura con lui, poi sfumata nel nulla. Questo documentario è ciò che resta.

Voto 8

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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