PLANET 51

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Su Planet 51, pianeta sconosciuto alla NASA che sembra Wisteria Lane, impazza la febbre dei film di fantascienza, in cui i “mostri umani” mangiano i cuori e i cervelli e controllano la mente col potere dello sguardo. La vita scorre tranquilla, tutti vivono pacificamente. Lem, giovane adolescente alieno, sogna soltanto di lavorare all’osservatorio e di sposare la sua amica di infanzia Neera. Ma un giorno nel suo giardino atterra una navetta spaziale e da questa salta fuori l’astronauta Chuck Baker…un essere umano! Si scatena il panico, l’esercito vuole catturarlo… Lem vede il suo sogno sconvolto dagli eventi quando si trova a dover difendere e nascondere Chuck, che nel frattempo sta diventando suo amico.



La confezione è di alto livello tecnico, l’immagine impressionantemente realistica, anche nelle scene più difficili (il decollo della navetta spaziale) e nella rappresentazione di un pianeta che sembra l’America borghese e rassicurante degli anni Cinquanta, reinterpretata con grande spirito, ma la storia non colpisce al cuore e non si esce dalla sala con le mascelle indolenzite dalle risate.

I personaggi sono divertenti, soprattutto i caratteristi (il rapporto tra l’alieno Skiff e il robotino Rover che sembra un cagnolino, il cane alieno o lo scienziato pazzo che istilla il terrore verso i mostri umani), ma i protagonisti sono un po’ bidimensionali e tendono all’edificante. La rappresentazione di un mondo “al contrario”, nell’ottica straniante in cui gli alieni sono gli esseri umani, non va molto in fondo nella riflessione sull’Altro (vedi Monsters&Co.), ma rappresenta una prospettiva molto umana. L’originalità del film sta soprattutto nella ripresa degli universi che appartengono ai film di fantascienza degli anni Cinquanta, anche sotto il profilo visivo (Humaniacs II, pellicola in programmazione nei cinema di Planet 51), ma anche di film più noti, come ET (di cui si fa la parodia in una scena), Grease, o Cantando sotto la pioggia (il robotino Rover fa il verso a Gene Kelly cantando sotto una pioggia di sassi), ma dello smalto e dell’ironia mordace di Shrek ci sono poche tracce.

Voto 6

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