Brotherhood: Fratellanza

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Deluso da un mancato avanzamento di carriera, Lars lascia l’esercito e torna a casa dai suoi, ma si ritrova senza stimoli. Una sera, a casa di amici, assiste al reclutamento di giovani leve per un movimento neo-nazista di estrema destra, che predica la violenza e l’odio razziale. Dopo le iniziali resistenze, lentamente si lascia coinvolgere nelle riunioni del gruppo dal capo Michael. Si sente di nuovo parte di un gruppo. Supera con successo la brutale prova di iniziazione, che consiste nel picchiare un immigrato e, apprezzato da tutti, si appresta a diventare un dirigente del gruppo, ma si scopre attratto da Jimmy, un membro del gruppo. I due iniziano una relazione segreta, braccati dal senso di colpa e dai divieti del gruppo. Tutti sono pronti a punirli…



Brotherhood, lungometraggio d’esordio di Nicolo Donato, vincitore del Marc’Aurelio d’oro per il Miglior Film allo scorso Festival di Roma, non è solo la storia di un amore proibito, ma anche della ricerca della propria identità in un mondo votato all’intolleranza, alla violenza e alla paura. Lars ricerca se stesso nel senso di appartenenza ad un gruppo, di fratellanza, vuole sentirsi accettato, parte di qualcosa, ritenendo che l’omologazione sia la via più rapida e indolore per esserlo. La cieca adesione a delle regole imposte al branco da un capo fanatico e delirante, regole costruite su una fantomatica dottrina espressa in opere capitali (agghiacciante la scena in cui il capo del gruppo consegna a Lars le opere fondamentali da conoscere, tra cui Mein Kampf) in un mondo che non accetta la diversità – che fa paura perchè non può essere controllata – ma aspira ad una uniformità tanto spersonalizzante quanto rassicurante.

Il film descrive con un linguaggio asciutto e penetrante un mondo che aspira all’eliminazione di ciò che è “contro natura”, i cui membri hanno la presunzione di essere sacerdoti di un giusnaturalismo, teso a ripulire tutto ciò che che sporca, secondo un ordine totalmente gerarchizzato, stratificato e senza via d’uscita. Almeno fino a quando l’elemento di disturbo, la diversità, la disobbedienza, non fanno capolino nella storia. Isolati dal resto del gruppo, Lars e Jimmy si innamorano, proprio loro che vanno in giro a picchiare i ragazzi omosessuali e gli extracomunitari in nome di una virilità esteriore e stereotipata. Cercano di resistere, di soffocare le loro pulsioni inconfessabili, ma la verità ha il sopravvento. Funzionale e asciutta la regia di Donato, al di fuori di facili stereotipi, che ci regala una storia raccontata con l’oggettività di un documentario, concentrata in un film importante, vero e urgente.

Voto 8

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