C’è chi dice no

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Firenze. Tre ex compagni di scuola si ritrovano dopo vent’anni e si rendono conto di essere perseguitati da un nemico: i raccomandati. Max (Luca Argentero) è un giornalista di talento in un quotidiano locale che per arrotondare è costretto a scrivere su improbabili riviste di settore. Ad un passo dalla tanto agognata assunzione, viene scalzato dalla figlia di un celebre scrittore. Irma (Paola Cortellesi) pur essendo uno dei medici più stimati dell’ospedale, vive grazie alle borse di studio, e proprio quando sta per ottenere il contratto le viene preferita la nuova fidanzata del primario. Samuele (Paolo Ruffini) sa tutto sul diritto penale, e dopo anni passati a fare da assistente tuttofare ad un barone universitario è in procinto di vincere un concorso per ricercatore, ma il suo posto andrà al genero del suo datore di lavoro. I presupposti per una vendetta ci sono tutti: perché non ripagare gli usurpatori con la stessa moneta?



Se c’è una cosa che è assolutamente assente nel panorama lavorativo italiano, è la meritocrazia, su questo non c’è molto da discutere. E i tre protagonisti del film diretto da Giambattista Avellino, irrimediabili idealisti anche un po’ ingenui, saranno costretti a scoprirlo a proprie spese. Il regista de Il 7 e l’8 prende di petto uno dei mali più subdoli e atavici della nostra società e gli dichiara guerra, ma con garbo. Ed è proprio l’aspetto più cinico, forse anche un po’ cattivo, che manca in C’è chi dice no. Lo spunto è originale, i tre protagonisti sono gradevoli e convincenti (Argentero e Ruffini sicuramente più di Paola Cortellesi che in dialetto toscano rende decisamente poco, ricordandosi di aspirare la c una volta su tre), e la presenza di Giorgio Albertazzi arricchisce non poco il cast, ma il film manca di quelle canagliate drastiche che gli avrebbero dato una connotazione meno politically correct ma di gran lunga più interessante. C’è chi dice no è facilmente etichettabile come pellicola di maniera, carina e a tratti divertente, che ha il suo punto debole proprio nel cercare di non scontentare nessuno. La speranza che il macchinoso e imponente sistema delle raccomandazioni crolli portandosi dietro tutti quelli che contribuiscono a mantenerlo in piedi non si avverte mai durante la visione del film e alla fine ciò che resta è un piccolo risarcimento morale che arriva dai tre protagonisti della storia, strampalati e onesti paladini, difensori estremi del sistema meritocratico.

Voto 6

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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