Enter the Void

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A Gaspar Noé va sicuramente riconosciuto un merito, quello di essere riuscito a far recitare Monica Bellucci, che non è cosa da poco. Ci riferiamo alla famosa scena di violenza di nove interminabili minuti contenuta in Irréversible, con cui dieci anni fa il regista argentino ha scioccato le platee di mezzo mondo. E dato che Noé è un autore coerente, e che ogni volta ama spostare il suo limite, e quello di chi guarda i suoi film, un po’ più avanti (anche se questa volta ha un tantino esagerato), viene da pensare che ormai abbia abbracciato un’idea di fare cinema difficilmente condivisibile dal pubblico, almeno tradizionalmente inteso. Ed è per questo che Enter the Void, godrà di una particolare distribuzione: dal 9 dicembre uscirà in pochi cinema (una decina in tutto), ma dallo stesso giorno sarà possibile trovarlo online, da scaricare on demand (da QUI), a prezzi minori rispetto a quelli del circuito tradizionale.



Presentato In Concorso a Cannes nel 2009 e ambientato in Giappone, l’ultima fatica di Noé può essere definito un film sull’anima (ma anche in molti altri modi) e sul viaggio che questa compie dopo essere uscita dal corpo. Naturalmente il tutto è visto con gli occhi del regista, sceneggiatore, montatore e produttore, notoriamente creativo, estremo, allucinato e visionario. Attraverso il suo sguardo distorto conosciamo Oscar e sua sorella Linda, appena arrivati a Tokyo. Lui è un piccolo spacciatore, lei lavora come spogliarellista in un nightclub. Una notte, Oscar cade in una retata della polizia e viene ferito a morte. Mentre è disteso a terra, la sua anima, fedele alla sorella cui aveva promesso che non l’avrebbe mai abbandonata, vaga per la città rifiutandosi di lasciare il mondo in cui ha vissuto. Lo spirito di Oscar così vaga per Tokyo, le sue visioni divengono sempre più distorte, sempre più vicine ad un incubo. Il passato, il presente e il futuro si mischiano in un’unica sofferente allucinazione.

Centosessantuno minuti di videoarte folle e psichedelica, questo è Enter the Void. Se siete cultori del genere, l’ultimo lavoro di Gaspar Noé vi rapirà. Altrimenti la sofferenza di quelle due ore e mezza sarà lenta e fatale. Chimico, spirituale, crudo, dilatato: sin dai titoli di testa (notevoli) il terzo lungometraggio del regista argentino (dopo Seul contre tous e il già citato Irréversible) risulta difficile da mandar giù. La frenesia di luci e suoni che caratterizzano alcuni tratti della pellicola possono risultare fastidiosi alla vista, così come appare di non facile fruizione la sequenza di apertura (un piano sequenza di mezz’ora). Per non parlare della violenza e della costante ricerca dell’estremo, oltre ogni limite. Nonostante tutto questo, però, Enter the Void è un lavoro monumentale, sostenuto dalle ambizioni spropositate del suo autore che, ne siamo certi, la prossima volta saprà stupirci con effetti ancora più speciali. Si salvi chi può!

Voto 6

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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