Roma 2013: Giorno 4

Di Fabio Giusti
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Rooney Mara, Spike Jonze, Scarlett Johansson e Joaquin Phoenix

Ieri sera un red carpet degno di questo nome ha incoronato i protagonisti di Her i divi della giornata. Ma i molti fan accorsi alle transenne che delimitano il tappeto rosso aspettavano soprattutto lei, Scarlett Johansson, grande assente della conferenza stampa di ieri mattina.

Da vera star, è arrivata in ritardo, “colpa di un ingorgo causato dall’uscita dallo stadio” ha raccontato. Mini abito bianco firmato Dolce&Gabbana dedicato a Roma, con delle improbabili monete antiche e fiori stampati su, e dei tremendi sandali alla schiava dorati. Ai giornalisti che cercano di avvicinarla mentre è tutta presa a firmare autografi dice di adorare Roma: “E’ una città splendida, vorrei passarci più tempo. E’ romantica e non basta una vita per scoprirne gli angoli. Sono stata a lavorare in Italia per A good woman (Le seduttrici di Mike Barker, ndr.) quando avevo diciannove anni anni e mi piacerebbe tornare a girarci un altro film». Riguardo alla sua voce, bassa e un po’ roca,  una delle più sensuali di Hollywood, che in Her di Spike Jonze è sufficiente a far innamorare Joaquin Phoenix, racconta che non sempre le è piaciuta. “Ci ho lavorato tantissimo per migliorarla. Mi è piaciuto molto partecipare a un film solo con la voce, senza il corpo: così potevo andare sul set in pigiama!”.



Anche il suo collega Joaquin Phoenix si è concesso parecchio ieri sera, firmando autografi e facendosi fotografare dalle fan in delirio. Minimal ed elegante, invece, il look della bellissima Rooney Mara, che per l’occasione ha indossato un abito bianco di Balenciaga giocato su tagli e trasparenze.

Il cast di Romeo&Juliet - Photo by Eugenio Boiano

Stamattina la quarta giornata del Festival si è aperta ufficialmente con la proiezione, Fuori Concorso, di Romeo & Juliet, ennesima e sontuosa rilettura del capolavoro shakesperiano, diretta da Carlo Carlei (La corsa dell’innocente e il Padre Pio televisivo) con un cast all star che annovera, tra gli altri, Paul Giamatti, Stellan Skarsgård, Laura Morante e quel Damian Lewis – noto ai più per il suo ruolo di protagonista nella serie TV Homeland – vero mattatore della conferenza stampa del film tenutasi nel pomeriggio.
E’ una strana coincidenza quella che ci porta alla visione  di questa tutto sommato innocua trasposizione filmica dell’archetipo drammaturgico di tutte le storie d’amore a così poche ore dall’estasi provata di fronte al succitato capolavoro di Spike Jonze che, sull’amore e sui rapporti di coppia, sembra davvero dire tutto il possibile.
Volendo tentare un (ingeneroso) raffronto tra queste due diverse visioni dell’amore, Romeo & Juliet ne esce con le ossa rotte. Per stessa ammissione di Carlei e dello sceneggiatore Julian Fellowes, entrambi presenti a Roma, la scelta di riproporre al pubblico la storia dell’amore fatale tra Romeo e Giulietta nasce, in primis, dalla volontà di renderla affascinante al pubblico più giovane, culturalmente sempre più distante dal libro  inteso come oggetto fisico. Le motivazioni alla base del progetto sono quindi anche nobili, ma è il film nel suo complesso a non convincere. Non è sufficiente infatti distribuire senso di grandeur a pioggia – dalle magnifiche location rinascimentali all’onnipresente e invasiva colonna sonora – per fare un gran film. Al massimo ne può venir fuori un film grande. E qui tutto è grande, ma quello che manca forse è proprio il cuore. Il che, in un film sulla storia d’amore di tutte le storie d’amore, risulta essere un po’ un paradosso.
E se l’intento era davvero quello di avvicinare le ultime generazioni all’opera del Bardo dell’Avon, perché allora non partire da un processo di riscrittura (senza neanche tirare in ballo il Romeo+Juliet di Baz Luhrmann) piuttosto che da una semplice – e un po’ sterile, diciamolo – rilettura?


Pochi minuti dopo è stato il turno di La Santa, secondo lungometraggio di Cosimo Alemà.
La storia è quella di quattro balordi che, inseguendo un folle e disperato sogno di riscatto, arrivano in un paesino pugliese durante la processione della Santa Patrona, con l’intenzione di rubarne la statua.
Quando i quattro si rendono conto di aver sottovalutato la superstizione e l’atavico attaccamento degli abitanti del posto alla reliquia sottratta è ormai già troppo tardi.  Saranno braccati fino alle estreme conseguenze.

Seppur imperfetto è segnato, in alcuni punti, da evidenti cadute in termini di scrittura, La Santa si lascia però guardare con estremo interesse. Soprattutto perché rappresenta un tentativo (e in questo fa il paio con il Song’e Napule dei Manetti) di rinverdire i fasti del genere in Italia.  Senza troppe velleità autoriali, Alemà si prende tutti i rischi del caso e ibrida con coraggio Cane di paglia e Un tranquillo weekend di paura, arrivando a confezionare qualcosa che, seppur non raggiungendone lo stesso valore, ricorda molto da vicino il notevole e sottovalutato Padroni di casa di Edoardo Gabriellini. Per tutti coloro che vogliono recuperare questo film: La Santa fa parte di un ciclo di nove pellicole realizzate per il web e sarà trasmesso in anteprima assoluta sul canale Web Movies di www.raicinemachannel.it a partire dal 13 novembre.

Grazie a Eugenio Boiano

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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