X-Men – Giorni di un futuro passato

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In un futuro distopico in cui il conflitto tra umani e mutanti ha ormai assunto le dimensioni di una vera e propria guerra razziale planetaria, questi ultimi hanno avuto la peggio e vivono braccati da implacabili Sentinelle create utilizzando il loro DNA e dotate quindi dei loro stessi poteri.
Il Professor Xavier (Patrick Stewart) e Magneto (Ian McKellen), superati i loro antichi dissidi, guidano i pochi mutanti rimasti e insieme cercano una strada per la sopravvivenza della propria specie. Decidono quindi di sfruttare il potere dell’intangibilità di Kitty Pryde (Ellen Page) per trasportare la coscienza di Wolverine (Hugh Jackman) nel passato, così da impedire con l’aiuto dei giovani X-Men, l’inizio della guerra.
Ma c’è poco tempo e, per portare a termine la sua missione, Wolverine dovrà convincere i giovani Xavier (James McAvoy) e Magneto (Michael Fassbender) a fidarsi l’uno dell’altro e a collaborare.
Impresa tutt’altro che scontata.



E’ difficile non notare come, tra un prequel piuttosto riuscito e un paio di altalenanti spin-off su Wolverine (il secondo in particolare, piuttosto fiacco), l’universo diegetico degli X-Men fosse diventato, nel corso degli ultimi anni, via via sempre più sfilacciato e confuso.
Logico quindi che, nel tentativo di tracciare una linea che provasse ad unire tutte le sottotrame aperte dai film della serie in un unico e coerente flusso narrativo, si sia pensato di richiamare dietro la macchina da presa quel Bryan Singer già autore dei primi due capitoli della trilogia originale, la cui carriera ultimamente sembrava languire, in bilico tra buoni progetti (l’ottimo e sottovalutato Operazione Valchiria) e altri molto meno a fuoco (Il cacciatore di giganti).
La scelta si rivela fin da subito vincente e l’autore riesce in un piccolo miracolo che, oltre ad essere una gioia per lo sguardo, ha il pregio di lavorare su più fronti.
Se infatti questo Giorni di un futuro passato è, a tutti gli effetti, il sequel di X-Men – L’inizio (il sequel di un prequel quindi), allo stesso tempo si riallaccia anche a quel Conflitto finale che chiudeva la prima trilogia in maniera forse non all’altezza delle aspettative.
L’escamotage drammaturgico atto a risolvere tutto – adottato anche da da J.J. Abrams nel suo Star Trek – è il viaggio nel tempo, declinato però in termini puramente percettivi anziché fisici e la coabitazione, sul medesimo schermo, di tutti i personaggi mostrati finora nei diversi film sugli X-Men. Ecco quindi Mystica (una Jennifer Lawrence splendida e credibile in qualsiasi contesto la si ritrovi) e la Bestia (Nicholas Hoult) convivere – anche se su piani temporali differenti – con Tempesta (Halle Berry) e l’Uomo Ghiaccio, sebbene il confronto che  avvince di più e che maggiormente resta impresso in questo Giorni di un futuro passato sia in realtà quello tra i giovani Magneto e Xavier e le loro versioni mature.

Oltre che ai fini drammaturgici, il tema del viaggio nel tempo torna utile a Singer anche per sviluppare due immaginari iconografici ugualmente forti seppure opposti: la distopia di un futuro apocalittico così pieno di rimandi a quasi tutta la fantascienza che conta (da Blade Runner a Matrix) e l’estetica colorata e pop degli anni settanta che, complice forse la presenza della Lawrence, quasi riporta alla mente i set di American Hustle.
Piace inoltre il modo in cui lo sceneggiatore Simon Kinberg (già autore sia di Conflitto finale che di X-Men – L’inizio) decide di intrecciare le vicende narrate con alcuni snodi fondamentali della storia contemporanea (l’assassinio di Kennedy, la guerra del Vietnam) e personaggi realmente esistiti (uno su tutti, Richard Nixon) in maniera non dissimile da quanto fatto da Zack Snyder in quello che forse resta il miglior film a tema supereroi uscito negli ultimi anni, Watchmen.
Non manca chiaramente l’elemento action – e ci mancherebbe altro – reso ancora più realistico da un 3D meno caciarone della media e più teso a lavorare sulla profondità degli spazi che non sulla semplice esplosione di oggetti verso il pubblico.
Molto spazio quindi allo spettacolo, con combattimenti mozzafiato tra Sentinelle e mutanti e una scena di evasione (dal Pentagono per la precisione) di rara potenza visiva.
Promozione piena quindi.
Anzi, X-Men – Giorni di un futuro passato è talmente riuscito che spinge ad augurarsi non solo che la saga degli X-Men non si concluda qui (e questo è già una certezza) ma che possa continuare ancora a lungo.

Voto 8

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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