Scusate se esisto!

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Serena Bruno (Paola Cortellesi) è un architetto di talento proveniente da un paesino abruzzese di poche anime.
Laureatasi con il massimo dei voti, ha intrapreso una carriera ricca di soddisfazioni in giro per il mondo per poi stabilirsi con successo a Londra.
Andrebbe tutto a gonfie vele per Serena, se non fosse per una montante nostalgia che la porta, tra lo sgomento di colleghi e superiori, a meditare un ritorno in Italia.
Una volta tornata in patria, la ragazza è costretta ad arrabattarsi come può, tra lavori precari (arredatrice nel Paradiso della Cameretta e progettista della cappella funeraria di un ricco cafone) e un posto da cameriera in un ristorante di lusso di proprietà di Francesco (Raoul Bova).
Quest’ultimo rappresenta per Serena lo stereotipo del compagno ideale: bello, sensibile e affascinante. Peccato solo sia gay.
Se però tra i due non nasce l’amore, si crea da subito una forte complicità che li porterà ad aiutarsi reciprocamente per risolvere i due principali problemi che li affliggono.
Lui deve riuscire quanto prima a fare outing col figlioletto di otto anni e lei a vincere un concorso da architetto per un progetto di riqualificazione del Corviale, quartiere popolare alla periferia di Roma.



Film diviso in due, questo Scusate se esisto!. O meglio, è un film che in realtà ne contiene due.
Uno parte benissimo, con la voce off della protagonista (che fa tanto Paolo Virzì, da Ovosodo fino a Tutta la vita davanti) a ripercorrere le tappe fondamentali che l’hanno portana prima a cercare fortuna all’estero e poi a tornare in Italia e un’ironia travolgente e anche abbastanza cattiva. Si avverte subito che dietro al soggetto – oltre a Riccardo Milani e alla stessa Paola Cortellesi, compagna del regista – c’è l’umorismo stravagante e mai banale di Ivan Cotroneo (in alcuni momenti si respira la stessa leggerezza che animava la serie TV Tutti pazzi per l’amore) e Paola Cortellesi è bravissima in un ruolo che le consente di mettere in mostra gran parte delle sue doti istrioniche ricoprendo un ampio range espressivo, dal farsesco fino a toni un po’ più amari.
Garbata commedia degli equivoci piena di trovate comiche, il primo dei due film che compongono Scusate se esisto! è una delle cose più fresche che si siano viste in Italia ultimamente, sia in termini di scrittura che di recitazione.
Attorno alla Cortellesi, infatti, si muove un cast che, quasi contagiato dalla bravura della “capocomica”, dà il meglio di sé, a partire da un Raoul Bova più convincente del solito fino alla coppia (di Ozpetekiana memoria) Fantastichini/Savino, passando per Corrado Fortuna, reale trait d’union tra questo film, il succitato Tutti pazzi per l’amore e Virzì, con il quale esordì ai tempi di My Name Is Tanino.

Promosso quindi?
Sì e no, perché, come dicevamo poc’anzi, Scusate se esisto! non è solo l’ottima commedia di cui si è scritto finora, ma anche un film che, a un certo punto, sembra ricordarsi di essere italiano e decide quindi di non far nulla per ribellarsi alla regola che vuole che una commedia italiana debba per forza avere una morale univoca e tagliata con l’accetta (come se Smetto quando voglio non fosse mai uscito nelle sale) e non possa prendersi il lusso di deragliare volutamente dai binari del consueto.
Ecco allora che il film diventa una critica assai scontata – e, diciamola tutta, anche un po’ vecchia – su quanto le donne siano ancora poco valorizzate (quando non addirittura sfruttate da superiori inetti) nel mondo del lavoro e su come il talento, anche quando indubbio, trovi quasi sempre un ostacolo nell’ottusità del potere.
E’ tale il cambio di registro tra la prima e la seconda parte che anche il tema dell’omosessualità, gestito fino ad allora con estrema eleganza, diventa più stereotipato e corre il rischio di cadere nella macchietta involontaria.
Se solo Milani avesse giocato tutto il film con le carte mostrate nella sua prima mezz’ora, probabilmente staremmo parlando di una delle commedie più riuscite di questo 2014.
Purtroppo non è così e il voto, come del resto la stessa recensione, finisce per forza di cose a essere qualcosa che somiglia un po’ a una media aritmetica tra i voti di due differenti film.
Peccato a metà quindi.

Voto 6

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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