Io e lei

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A due anni di distanza da Viaggio sola, Maria Sole Tognazzi torna a lavorare con Margherita Buy, questa volta affiancata da Sabrina Ferilli, in un film che, per la prima volta nellla storia del nostro cinema, si concentra esclusivamente su una storia d’amore tra due donne. Scegliendo di raccontare l’intimità, anziché soffermarsi sul lato erotico della coppia, la Tognazzi apre una strada nuova e ancora inesplorata che, pur seguendo le linee della commedia sentimentale di stampo classico, arricchisce di spunti e sfumature il genere. La riuscita di Io e lei è legata a doppio filo a questa illuminata scelta di fondo che ridimensiona la sfera passionale in favore di quella emotiva nel mettere in scena l’amore tra Federica (Buy) e Marina (Ferilli), come qualcosa di naturale e del tutto consueto.



E’ interessante vedere come Maria Sole Tognazzi nei suoi lavori si diverta a giocare con ruoli e cliché: in Viaggio sola l’ispettrice alberghiera Buy incarnava il paradigma della modernità femminile, mostrando un lato delle donne piuttosto maschile, mentre ne L’uomo che ama Pierfrancesco Favino interpretava un personaggio profondamente fragile, che reagiva all’abbandono con un dolore che, almeno nell’immaginario collettivo e sullo schermo, viene solitamente attribuito al gentil sesso. Tutte scelte che portano lo spettatore a riflettere sull’insensatezza della netta distinzione tra i generi e sull’educazione alla diversità, ancora tanto in voga. Con Io e lei la regista sembra voler arricchire questo concetto, sviluppandolo ulteriormante sul piano socio-cultural-romantico, limitandosi a disegnare la naturale intimità tra due persone che si vogliono bene e portano avanti la loro vita insieme, tra alti e bassi.

Nella storia tra Marina, lesbica dichiarata, ex attrice e imprenditrice di successo e Federica, timida e riservata, con un matrimonio alle spalle e le idee ancora poco chiare, a catturare l’attezione è la spontaneità con cui vengono raccontate delle dinamiche altrove etichettate come “diverse”. In Io e lei non accade nulla di sconcio o di scandaloso, la sceneggiatura, scritta dalla stessa Tognazzi insieme a Francesca Marciano e Ivan Cotroneo, funziona proprio perché incarna il modo giusto di declinare una storia d’amore fra due donne in un contesto socioculturale ancora piuttosto indietro per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti civili, come quello italiano. In quest’ottica, la delicatezza di uno script che pone la questione in punta di piedi e senza imposizioni o forzature di sorta, si dimostra vincente, esattamente come la scelta delle due protagoniste che, nonostante vengano rinchiuse in inquadrature eccessivamente televisive e prive di quel respiro che una storia del genere meriterebbe, riescono a caratterizzare al meglio (la Ferilli un po’ meno nelle scene drammatiche) due personaggi schietti e verosimili, di cui il cinema italiano sentiva il bisogno.

Voto 6,5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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