Piccoli crimini coniugali

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Due attori, Sergio Castellitto e Margherita Buy, insieme per quattordici giorni – tanto sono durate le riprese di questo Piccoli crimini coniugali , all’interno della casa che appartenne (davvero) a Silvana Mangano.
Adattamento cinematografico dell’omonimo best seller ispirato all’opera teatrale Petits Crimes Conjugaux di Eric-Emmanuel Schmitt, la pellicola di Alex Infascelli inizia con un uomo (Castellitto) che torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria a causa di un incidente. La moglie (Buy) cercherà di aiutarlo a ricostruire il suo passato e la sua identità, ma via via che i serrati dialoghi tra i due riportano alla luce informazioni dimenticate, iniziano a manifestarsi alcune crepe nel racconto della donna.



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Dopo un inizio di carriera a dir poco promettente (correva l’anno 2001 e il suo primo lungometraggio Almost Blue, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Lucarelli, fu un piccolo caso cinematografico), solo altri due film, meno riusciti del primo, e un documentario (questo sì notevole, S is for Stanley). Nel mezzo ci sono stati alcuni cortometraggi e tanti videoclip. Una premessa necessaria a spiegare che Alex Infascelli è uno di quei registi che non tocca la macchina da presa se non ha una storia di cui si è innamorato. E la piéce teatrale di Schmitt effettivamente è uno di quei testi da cui si viene rapiti, per le contraddizioni che contiene, per il modo genuino e diretto con cui racconta la coppia e per la presenza di un testo “altro”, oltre a quello scritto, che risuona tra lo schermo e la platea, anche se non c’è nessuno a recitarlo.

E se l’associazione più semplice da fare passa per Carnage o per Chi ha paura di Virginia Woolf? giocato a due invece che a quattro, è altrettanto vero che l’aspetto che rende tanto appetibile questa brillante commedia nera, almeno sulla carta, è lo stesso che la condanna all’insidioso gorgo del non del tutto riuscito. Nonostante la bravura della coppia Buy-Castellitto, infatti, quei dialoghi tanto profondi, passando attraverso lo schermo, risultano anche tremendamente letterari, tanto da creare una rottura significativa con lo spettatore. In un film girato in un unico ambiente e basato sulla riproposizione piuttosto pedissequa di uno scritto, tutta questa finzione scenica tangibile sarebbe dovuta soccombere davanti alle spirali emotive e ai vortici sentimentali che il testo sprigiona. E dispiace perché, al di là di tutto, Piccoli crimini coniugali è un film ben recitato (nonostante in alcuni passaggi un po’ forzati l’accademia si veda, eccome) e anche ben girato, che analizza l’amore coniugale sotto una luce diversa, pur rimanendo vittima della propria aulicità.

Voto 5,5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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