Dragonball Evolution

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Hollywood ha scoperto i manga e gli anime: James Cameron guarda ad Alita, da qualche parte si pensa a un film su Evangelion, arriva un cartone in CG su Astro Boy, i Wachowski hanno martoriato Speed Racer. Di certo, in pochi avrebbero scommesso sulla qualità di un live action dedicato a Dragon Ball, emblema dell’immaginario nipponico di successo in tutto il mondo. L’opera di Akira Toriyama (qui produttore esecutivo) ha raggiunto picchi di popolarità altissimi, tanto che persino alcune opere animate e spin-off a fumetti (per non parlare dei videogiochi) hanno avuto il sapore di bieco sfruttamento commerciale, negli anni scorsi: figurarsi quindi un film hollywoodiano che ne stravolge la storia e mette nei panni di Goku un ragazzino dall’occhio ceruleo.



Invece, sin dai primi minuti, Dragonball Evolution rivela un’inaspettata fedeltà all’opera originale. Non tanto nella trama, che condensa e mischia in modo intelligente molti elementi della saga della giovinezza di Goku con l’inizio di Dragon Ball Z, quanto nella caratterizzazione dei personaggi e nella riproduzione delle ambientazioni. Il lavoro del regista James Wong (Final Destination) riesce a dare ai personaggi un’identità nuova ma fedele a quella di carta: Goku, Bulma, Yamcha e lo straordinario Maestro Muten, interpretato da un ironico e brillante Chow Yun-Fat. Assolutamente pregevole il modo in cui il film sembra di fatto un cartone animato in carne e ossa. Certo, il target di riferimento è quello dei giovanissimi, e la scelta di premere sull’ironia e la comicità smorza l’epicità di combattimenti spesso plastificati: tuttavia, Dragonball Evolution pone le basi per una saga che potrebbe continuare in modo interessante, dando nuova linfa vitale a un franchise del quale credevamo di aver visto tutto.

Voto 6

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Francesco Bernacchio

Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.

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