L’uomo che verrà

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Inverno del 1943. La piccola Martina, unica figlia di una famiglia di contadini, vive alle pendici di Monte Sole, non lontano da Bologna. Anni prima ha perso un fratellino appena nato, e da allora ha smesso di parlare. La mamma rimane nuovamente incinta e la bimba aspetta con ansia la nascita del fratello. Ma fuori della grande casa di campagna in cui Martina è al sicuro tra l’affetto dei genitori, la vita diventa sempre più difficile a causa della guerra. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 la mamma di Martina dà alla luce il piccolo, mentre le S.S. scatenano nella zona un pattugliamento senza precedenti, passato tristemente alla storia come la strage di Marzabotto.



Dopo Il vento fa il suo giro (recitato in occitano, italiano e francese), Diritti torna al dialetto e al suo potere agglomerante. Questa volta è un romagnolo stretto che necessita di sottotitoli, ma che conferisce alla storia una veridicità altrimenti irraggiungibile. Poi c’è il “non detto”, che passa attraverso lo sguardo di Martina (una sorprendente Greta Zuccheri Montanari), che assiste con stupore a ciò che le accade intorno. La consapevolezza delle atrocità della guerra si fa concreta negli occhi della piccola e Diritti sceglie di raccontare la sua versione della Strage di Marzabotto, proprio attraverso questa innocenza.

Minuziosa e realistica la fotografia di Roberto Cimatti, che segue gli orrori sottolineati da una narrazione solida e cruda. Tanti i riferimenti cinematografici che appaiono ben chiari nella mente di Diritti: da Olmi ai fratelli Taviani (La notte di San Lorenzo tra tutti). Ma sono solo spunti o ispirazioni, perché il regista bolognese crea una sua personalissima visione degli eventi che ha scelto di raccontare, e senza alcuna retorica. Il risultato è un’opera densa di contenuti, emozioni e colori che riesce a scavare con dignità e discrezione nell’animo di chi, in una guerra, non ha voce.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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