Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Tagliata fuori dalla TV, Sabina Guzzanti sembra aver trovato nel cinema la libertà che tanto cerca. A cinque anni di distanza da Viva Zapatero!, nel quale ricostruiva le vicissitudini successive al programma satirico Raiot, chiuso dalla RAI dopo la prima puntata, ora la sua attenzione è tutta per il post terremoto in Abruzzo, che l’anno scorso ha sconvolto L’Aquila e i suoi cittadini. Non è più una questione di politica e la Guzzanti con il piglio del giornalista d’assalto porta alla luce una serie di situazioni che definire ripugnanti è davvero poco. Le politiche messe in campo dall’attuale capo del governo italiano vengono scoperchiate pezzetto per pezzetto, con tanto di prove, testimonianze e intercettazioni telefoniche. L’accusa è quanto di più basso e spregevole possa esistere: aver sfruttato una disgrazia come quella del terremoto dell’aprile 2009 per specularci su e per aumentare l’indice di gradimento di un Presidente che proprio in quel periodo non gode di troppi consensi. Forse un po’ “unto dal Signore” lo è sul serio, visto che gli è scesa dal cielo un’imperdibile occasione per riacquistare punti proprio al momento giusto. O, più semplicemente, è unto e basta.
Quello che ha distrutto L’Aquila è stato il terremoto più “mediatico” d’Italia, occasione imperdibile per chi, grazie ai media, si è costruito un impero. E la Guzzanti non glielo perdona, così come non dovrebbe perdonarglielo nessuno. A parte un paio di episodi, Sabina lascia da parte la satira e le imitazioni e fa parlare la gente, divenendo la voce narrante che accompagna lo spettatore alla scoperta delle magagne e degli inciuci nauseabondi derivati da quel tragico evento. Esce fuori di tutto: dalle intercettazioni telefoniche dell’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli, che “rideva” solo all’idea degli affari che avrebbe potuto realizzare, ai dieci miliardi di euro che la Protezione Civile ha speso nell’organizzazione dei cosiddetti “Grandi eventi”, (sotto la cui voce rientrano anche le visite pastorali di Papa Benedetto XVI pagate dai contribuenti).
Sul banco degli imputati, oltre a Silvio Berlusconi, anche Guido Bertolaso e la “sua” Protezione Civile. Numerose le testimonianze, vera ricchezza di Draquila: si va da personaggi noti quali il magistrato magistrato Antonio Ingroia e Massimo Ciancimino, alla gente comune, gli aquilani a cui da oltre un anno viene impedito di tornare nelle loro case. Abitazioni che nella maggior parte dei casi potrebbero essere rese nuovamente abitabili con una spesa minima, ma che lo stato definisce inagibili a tutt’oggi. Il motivo? L’edificazione, sotto l’egida della Protezione Civile, di una New Town, con delle case nuove di zecca in cui non manca proprio nulla, nemmeno una torta e una bottiglia di spumante accompagnate da un biglietto di auguri del Presidente in persona. Il tutto lontano da L’Aquila, dai suoi edifici e dall’odore dei suoi settecento anni di storia. La bomba Draquila probabilmente non cambierà le cose ma la prossima settimana, quando il film sarà presentato a Cannes, il mondo vedrà almeno una verità nuova, su cui giornali e televisioni nazionali hanno volutamente glissato.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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