The Box

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C’è chi lo considera un genio, chi un miracolato dal suo primo film il cui genio non è stato confermato dal lavoro successivo. Richard Kelly, acclamato come enfant prodige ai tempi di Donnie Darko, a noi è piaciuto anche con il surreale Southland Tales, uscito in Italia solamente in DVD. Arriva ora al cinema il suo terzo lavoro, mortificato da una distribuzione estiva e da un battage pubblicitario che ce ne parla come di un thriller quasi action. The Box, in realtà, costituisce un tentativo da parte di Kelly di andare oltre ma non troppo, affidandosi alla presenza nel cast di una Cameron Diaz insolitamente tragica. Il punto di partenza è il racconto Button, Button di Richard Matheson, che già era stato ripreso dalla serie TV Ai confini della realtà. Va detto che il regista riscrive la sceneggiatura adattandola completamente al proprio stile visionario, tanto che i punti di contatto tra opera ispiratrice e ispirata sono davvero pochi.



Norma (Diaz) e Arthur (Marsden) sono una tranquilla coppia borghese della Virginia degli anni ’70. Hanno un figlio e qualche problema economico. Norma è stata privata delle dita di un piede in un’incidente, quando era giovane, ma la sua vita in famiglia scorre piuttosto tranquilla. Fino a quando Arlington Steward (Langella), astronauta resuscitato in ospedale dopo essere morto colpito da un fulmine, non bussa alla loro porta. Steward consegna nelle mani della coppia una scatola con un solo pulsante, e rivela loro che se lo premeranno qualcuno nel mondo, che non conoscono, morirà. Hanno ventiquattro ore per decidere che cosa fare, ma se attiveranno il misterioso marchingegno riceveranno un milione di dollari in contanti per il disturbo. Da qui si scatenerà un susseguirsi di eventi catastrofici, che sveleranno cospirazioni aliene e misteri insondabili.

Se Southland Tales dava fondo al nonsense fantascientifico di Kelly, The Box è un film più cauto, molto attento nel costruire la suspense e nell’alimentarla poco per volta fino alla rivelazione finale. Alcuni spunti sono decisamente buoni, ma purtroppo manca qualsiasi guizzo. Strano ma a malapena interessante, l’intreccio narrativo di The Box stupisce ma non sorprende, raccontando con un lungo giro di parole una storia tutto sommato scontata e prevedibile. Se in Donnie Darko si scavava dalla superficie fino al cuore del groviglio di vite che ne componevano la varia umanità, qui ci si limita a respirare cospirazione e dramma senza appassionarsi ai personaggi, troppo vittime del disegno che viene loro messo davanti. Kelly dimostra ancora una volta il suo talento visionario, e su questo non c’è dubbio, ma avremmo voluto trovare nella scatola un po’ più di sostanza.

Voto 6

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Francesco Bernacchio

Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.

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