Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare

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I pirati sbarcano al cinema ed è già record. Il quarto episodio della saga sarà distribuito da Disney in 1.028 sale, di cui 537 con dotate di 3D. Un dato particolarmente significativo, dato che si tratta del primo film in assoluto ad uscire in un così alto numero di copie, la metà delle quali in 3D. Tanto per avere un riferimento, Avatar è uscito a gennaio del 2010 (circa un anno e mezzo fa) in 900 sale di cui solo 251 erano pronte ad offrire al pubblico una visione tridimensionale del film di Cameron. Tornando ai pirati, questa volta il capitan Jack Sparrow e il capitano Barbossa (Geoffrey Rush) partono insieme, alla ricerca della leggendaria Fontana della Giovinezza. A causa di una serie di eventi, Sparrow si ritrova sulla Queen Anne’s Revenge del famigerato Barbanera e il primo ufficiale altri non è che Angelica (Penélope Cruz), una sua vecchia fiamma nonché figlia del terribile pirata. Alla ricerca della fonte, però, ben presto ci si mettono anche gli spagnoli, con lo scopo di distruggerla in quanto pagana, e una vecchia conoscenza di Jack, Barbossa, ora alla corte del sovrano inglese, ma in realtà assetato di vendetta. Riusciranno i nostri eroi a raggiungere la tanto agognata Fontana della Giovinezza?



Vi diciamo subito che per saperlo dovrete attendere quasi due ore e mezza. Il passaggio di testimone da Gore Verbinski (regista degli altri tre film) al coreografo Rob Marshall (Chicago, Nine), si percepisce, eccome. Aggiungendo dinamicità e spettacolarità ai numerosi duelli e agli inseguimenti, Marshall tiene meno da conto l’elemento visivo globale delle sue scene. Per quanto riguarda la storia, poi, è meglio non aspettarsi troppo. I dialoghi sono carenti (se ne salva giusto qualcuno tra Depp e la Cruz) e gli attori si limitano a fare quello che prevede il copione, Depp compreso. Rapito ormai dal personaggio di Sparrow, che in questo capitolo giggioneggia più del solito, viene da chiedersi se tornerà mai ad essere l’attore di un tempo. La mancanza di Keira Knightley e Orlando Bloom si fa sentire e l’unico ad offrire una performance degna di nota è, come sempre, l’immenso Geoffrey Rush, che fa letteralmente mangiare la polvere agli altri, e senza sforzarsi eccessivamente.

Insomma, se Oltre i confini del mare fosse durato un po’ meno, se avesse potuto contare su un plot più avvincente e se avesse puntato di più sullo sviluppo dei personaggi, se ci fosse stata una maggiore tensione e un più esplicito invito al coinvolgimento nei confronti dello spettatore… Un po’ troppi questi se. Per quanto riguarda il 3D, non fa assolutamente la differenza. Sono altre le cose che non funzionano in OLtre i confini del mare: anche le pellicole che nascono con il solo scopo di intrattenere (intenzione non facile, né tantomeno scontata) hanno bisogno di qualcosa di solido su cui poggiarsi e, soprattutto, non vivono di rendita in eterno.

Voto 5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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