Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2

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Se è vero che tutto finisce, senza dubbio non tutto finisce bene. Harry Potter è stato un fenomeno di costume e allo stesso tempo una delle saghe più interessanti dell’ultimo decennio, tanto a lovello letterario quanto al cinema. Sembra ieri quando Chris Columbus ci aveva fatto immergere nella magia di Hogwarts traducendo in immagini le parole di J.K. Rowling, e ora tutto quanto giunge alla conclusione con lo scontro finale tra il mago prescelto, Harry, e il mago oscuro, Voldemort. Harry Potter e i Doni della Morte, nell’interezza delle sue due parti, è un epico film di guerra che rinuncia al fantasy in senso stretto per mostrarci il conflitto finale nel Mondo della Magia, un conflitto che riguarda un universo al quale ormai ci siamo affezionati talmente tanto da sentire nostro. Se la prima parte era stata una lunga, ottima preparazione a quello che sarebbe accaduto, questa seconda porta la guerra a Hogwarts, là dove tutto è cominciato, e non si risparmia minimamente nel mostrarci la crudezza di ciò che una vera guerra comporta, siano le armi di elezione bacchette magiche o fucili. Insomma, in Harry Potter 7.2 si muore, si sanguina, ci si dispera. Ma se in passato Yates e gli altri registi che si erano cimentati sui testi di Rowling avevano a volte indugiato su goticismi e a volte soprasseduto sul sangue preferendo l’aspetto magico, questa volta si compie finalmente la summa perfetta, ciò che ha reso la saga di Harry Potter qualcosa oltre i generi, oltre le mode.



La ricerca degli Horcrux, i sette frammenti nei quali Voldemort ha diviso la sua anima, porta Harry, Ron e Hermione prima alla Gringott, la banca dei folletti, e poi finalmente a Hogwarts. Qui si crea un vero e proprio fronte di resistenza, fino a quando il Signore Oscuro non decide di palesarsi e sferrare un attacco diretto spalleggiato dai suoi Mangiamorte. Il destino di Harry sta per compiersi, e grazie alle gesta di Albus Silente prima e al tradimento (?) di Severus Piton poi, Harry scopre che la sua morte è l’unica soluzione per liberare il mondo (della Magia e non) dalle spire di Voldemort. David Yates sa benissimo che molti spettatori sono perfettamente a conoscenza di quello che accadrà grazie al libro, e decide così di trasportarli in una vera e propria orgia visiva che non si limita a raccontare pedissequamente la storia, ma a darle una forma ben precisa. Si guarda questo film e ci si dimentica della versione su carta, per appassionarsi al tripudio di effetti visivi e ai sottili cambiamenti nella trama che riescono miracolosamente a chiudere il cerchio. Un cerchio composto da film molto diversi tra loro, eppure perfettamente coerente.


Daniel Radcliffe in persona ha recentemente dichiarato che Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2 è una sorta di epopea shakespeariana con momenti à la Quentin Tarantino, e a ben vedere tutti i torti non ce l’ha. Completamente superati i momenti horror coi quali si tentava di forzare la lettura “adulta” dell’evoluzione di Harry Potter, Yates si dedica alla guerra contro i Mangiamorte senza scorciatoie. Persino il 3D, incollato a forza rispettando le mode dei tempi, non è invasivo e non cede alla tentazione di regalarci inquadrature funzionali solo a vedere un po’ di magia che esce dallo schermo. Certo, alcuni tagli o alcune aggiunte faranno storcere il naso ai puristi dell’opera letteraria, così come alcune scene sono state esagerate per racchiudere in poche inquadrature ciò che le parole sottolineano in capitoli e capitoli: su tutto, la scena del ricongiungimento tra Harry e Albus Silente. Ma sono dettagli: dopo otto film, è una vera magia che tutto alla fine assuma i contorni di una lunghissima epopea di senso compiuto, con un’evoluzione coerente e un impatto visivo che è impossibile trovare altrove. Tutto è finito, ma è finito nel migliore dei modi.

Voto 8

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Francesco Bernacchio

Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.

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