Maleficent

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L’operazione sulla carta era anche interessante, non c’è che dire.
Prendere uno dei capolavori dell’animazione targata Disney (La bella addormentata nel bosco, tratto a sua volta da una fiaba di Perrault) e realizzarne una versione live action in cui il punto di vista privilegiato venisse spostato da Aurora (la bella addormentata appunto) al personaggio che di fatto ha sempre rappresentato l’elemento di maggior fascino e carisma dell’intera storia e cioè la strega cattiva, topos irrinunciabile di qualsiasi favola che si rispetti.
I presupposti per una rilettura goticheggiante e dark c’erano quindi tutti, confermati anche dai rumors che davano inizialmente Tim Burton e poi Guillermo Del Toro come possibili scelte in cabina di regia.
Quando, in un secondo momento, il progetto è passato nelle mani di Robert Stromberg, scenografo di The Aviator e dell’Alice in Wonderland del succitato Burton, qui al suo debutto alla regia, le aspettative sono andate leggermente a scemare, ma nulla poteva far presagire il disastro che alla fine si rivela essere questo Maleficent.
Nemmeno il ritorno davanti alla macchina da presa di Angelina Jolie, che porta in dote alla strega Malefica tutta la sua magnetica eleganza, può nulla di fronte a un film minato sin dalle sue fondamenta da una sceneggiatura di rara banalità e bruttezza.
Neanche un 3D più riuscito della media e tutti gli effetti speciali che una produzione ricca come questa può garantire, riescono ad allontanare lo spettatore dalla triste sensazione di assistere a un vero e proprio “De Profundis” della creatività.



Perché non c’è davvero nulla di fecondo o anche minimamente originale in questa Bella addormentata versione 2.0 in cui Malefica (Angelina Jolie) – per molti versi più simile a una casalinga disperata che non a una strega cattiva – è resa folle dall’amore malriposto per il re Stefano (Sharlto Cooper, ormai a proprio agio quasi esclusivamente in ruoli da alienato) e scaglia contro la sua primogenita Aurora (interpretata, nella sua stucchevole declinazione adolescenziale, da Elle Fanning) la maledizione che la porterà a cadere in un sonno profondo, in occasione del giorno del suo sedicesimo compleanno.
La bambina viene quindi affidata a tre fate buone che, su ordine del re, avranno il compito di crescerla fino a quel fatidico momento.
Fin qui tutto (quasi) uguale al cartoon del ’59.
Poi il film decide di incanalarsi su una strada lastricata di buoni sentimenti e politically correct ed ecco che Malefica si redime e comincia a vegliare su Aurora, che passa le sue giornate sostanzialmente sorridendo e gironzolando felice per il mondo incantato di Brughiera, in una maniera che la rende qualcosa a metà strada tra un angelo custode e una stalker generica.
Le tre fate buone, forse l’unica boccata d’aria fresca in tutto questo pasticcio, intanto vengono dimenticate per strada e ritirate fuori a tre quarti del film, giusto in tempo per il suo telefonatissimo lieto fine.

Chiunque, di fronte alla mediocrità dello script, fosse tentato di riporre qualche speranza nella magnificenza della cornice spettacolare potrebbe rimanere seriamente deluso anche da questo elemento.
A più di dieci anni dall’ingresso di Peter Jackson nella Terra di Mezzo e ormai a un lustro dalla comparsa di Avatar sugli schermi, anche l’occhio del frequentatore solo occasionale di Fantasy è ormai del tutto assuefatto a certe mirabilie visive – che pure, va detto, qui sono presenti – e non può certo rimanerne abbagliato al punto da perdere di vista o, peggio, giustificare la povertà del testo rappresentato.
Nessun green screen è capace di coprire certi buchi di sceneggiatura né tanto meno l’irritante unidimensionalità di personaggi tagliati con l’accetta e costretti a declamare battute ai limiti del demenziale.
Il mondo è pieno di film brutti e questa di per sé non è mai una tragedia, ma c’è una sola cosa che un film brutto dovrebbe cercare in tutti i modi di non fare mai: divertire suo malgrado.
Maleficent, in più di una scena, ci riesce.

Voto 3

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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