Se Dio vuole

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Un finale intelligente riscatta una commedia dall’equilibrio incerto, in bilico tra momenti farseschi e tematiche spirituali.
Lo sceneggiatore di Massimiliano Bruno (Confusi e Felici, Nessuno mi può giudicare e Viva L’Italia) Edoardo Falcone esordisce alla regia dirigendo due attori del calibro di Marco Giallini e Alessandro Gassman, il primo nei panni di un affermato cardiochirurgo materialista ed ateo, l’altro in quelli di un prete sui generis, dinamico e impegnato nel sociale, uno di quelli che si rimboccano le maniche insomma. Ed è proprio dal contrasto tra i due personaggi che si sviluppa il film. Il medico razionalista non riesce a sopportare l’idea che il figlio voglia prendere i voti e inizia a pedinarlo, convinto che il giovane e fascinoso reverendo, artefice di questa vocazione, sia in realtà un truffatore.



Da questo spunto nascono situazioni comiche non particolarmente esaltanti, fino a un epilogo affatto banale. Se la pellicola di Falcone tutto sommato si segue con piacere, il merito è essenzialmente dei due protagonisti, coppia notevole nel panorama non esaltante della commedia italiana, più che di una sceneggiatura che riduce tutti i personaggi di contorno a macchiette. A cominciare dalla moglie (un’intensa Laura Morante) casalinga depressa e tendente all’alcolismo, senza contare la figlia un po’ scema e il marito che gestisce un’agenzia immobiliare senza essere proprio un genio. Tutto resta in superficie, è vero e il tema della spiritualità contrapposta allo scetticismo viene semplicemente accennato, mentre è l’aspetto umano dei due protagonisti ad essere al centro della vicenda. Ma dietro la patina della commedia, con tutti i limiti del caricaturale già messi in evidenza, in Se Dio vuole vengono sfiorate tematiche care alla società italiana attuale, l’emarginazione in primis, che non lasciano indifferenti. Plauso, poi, per la durata del film: 87 minuti che non sfiancano lo spettatore e che si rivelano essere più che sufficienti per raccontare una storia.

Voto 6

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