I migliori film del 2015 secondo Fabio Giusti

Di Fabio Giusti
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10. Non essere cattivo di Claudio Caligari

Non essere cattivo

Il perfetto e coerente epilogo di un percorso autoriale portato avanti con rara ostinazione da Caligari nell’arco di tre decenni è un viaggio rigoroso e lucidissimo, ambientato in quegli anni ’90 in cui la disperazione dell’eroina cedeva il passo al vuoto pneumatico di un’altra disperazione, più colorata e sintetica, ma non per questo meno dolente.



9. Quel fantastico peggior anno della mia vita di Alfonso Gomez-Rejon

Coming of age privo di tutti quei luoghi comuni in cui i film sugli adolescenti spesso (in realtà quasi sempre) incappano, incorniciato da uno stile – quello del quasi esordiente Alfonso Gomez-Rejon – in cui convergono le geometriche fascinazioni hipster di Wes Anderson e la fantasia sfrenata del miglior Gondry.

8. Whiplash di Damien Chazelle

Un crudo Saranno famosi scandito a ritmo di jazz, con tutto il corollario di urla, sudore e dita sanguinanti che si riesce a immaginare.
Un film di ossessioni e sulle ossessioni che spiega quanto possa essere inutile impegnarsi per essere i migliori se poi a giudicarti c’è il Sergente Hartman di Full Metal Jacket.

7. Il ponte delle spie di Steven Spielberg

kinopoisk.ru

Sorta di Salvate il soldato Ryan ai tempi della guerra fredda, l’ultimo Spielberg è di un’attualità disarmante. Perché il clima di sospetto che racconta è più o meno lo stesso che si respira oggi nei confronti del Medio Oriente.
E poi perché ne Il ponte delle spie viene a mancare qualsiasi idealtipo di eroe classico, sostituito da un semplice uomo comune che cerca solo di fare il suo lavoro e farlo bene.

6. Sopravvissuto – The Martian di Ridley Scott

Ecco qualcosa che non ci aspettavamo davvero più di vedere: un bel film diretto da Ridley Scott.
Un film bellissimo in verità, probabilmente la sua opera migliore addirittura dai tempi di Thelma & Louise.

5. Suburra di Stefano Sollima

Plumbeo de profundis di qualunque residuo di speranza sociale, Suburra è una (ex) ‘grande bellezza’ in totale balìa dei nuovi poteri forti, bagnata da una pioggia perenne che, biblicamente, non  può che annunciare l’arrivo di una qualche apocalisse.
E’ il nichilismo di Gomorra – La serie che esce dai vicoli ciechi di Scampia e invade la Capitale e i suoi simboli del potere, primi tra tutti il Vaticano e Montecitorio.

4. Blackhat di Michael Mann

BLACKHAT

Capolavoro profondamente incompreso, Blackhat rappresenta il punto di non ritorno di una precisa quanto radicale operazione di scarnificazione narrativa che, dal plot minimale ma comunque ricco di introspezione e di continui colpi di scena di Collateral, giunge a questo poliziesco tutto sommato basico, null’altro che un pretesto per continuare a ragionare sul concetto di rappresentazione filmica degli spazi e sulle sue possibili declinazioni digitali.

3. Inside Out di Pete Docter

Dopo aver dato voce ai sentimenti degli animali, dei giocattoli, dei mostri e persino di un robot, quelli della Pixar riescono nell’impresa di dar voce ai sentimenti dei sentimenti. Inutile girarci attorno: Inside Out è un film straordinario, di quelli che non si vedono spesso.
Un’ora e quaranta di zona franca da qualsiasi cinismo per un apologo lucidissimo e commovente su cosa davvero significhi crescere.

2. Vizio di forma di Paul Thomas Anderson

P.T. Anderson finge di asciugare il denso magma letterario pynchoniano fino a sintetizzarne un’unica linea narrativa (di fatto il più classico dei canovacci noir) per poi procedere per accumulo, portando quella stessa linea fino all’estremo parodico del genere.
Uno di quei capolavori meno immediati – alcuni hanno parlato addirittura di un “Anderson minore”  –  che poi, con gli anni, crescono fino a guadagnarsi lo status di cult assoluto.

1. Mad Max: Fury Road di George Miller

Il ritorno di George Miller con un capolavoro che in pochi avrebbero avuto anche solo il coraggio di desiderare. L’autore finge di girare un semplice reboot della saga che lo ha reso famoso e intanto riscrive le regole del cinema action nel film più radicale dell’anno.

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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