Billy Lynn – Un giorno da eroe

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Che strano film che ha girato Ang Lee, davvero qualcosa di difficilmente riconducibile all’affollata categoria dei war movie, soprattutto perché, di fatto, Billy Lynn – Un giorno da eroe, tratto dal romanzo di Ben Fountain È il tuo giorno, Billy Lynn!, più che un film di guerra è un film sulla guerra. Sui soldati della squadra Bravo, di cui fa parte il diciannovenne Billy Lynn (interpretato da un intenso Joe Alwyn, qui al suo primo ruolo cinematografico), che hanno compiuto una coraggiosa azione di guerra in Iraq, immortalata per caso dalle telecamere di un tg. Trasformati di colpo in eroi nazionali, vengono richiamati in patria per due settimane di Victory Tour (interviste in tv, visita alla Casa Bianca, comizi pubblici e cose di questo genere), che culminano nell’apparizione come ospiti d’onore durante lo show organizzato nell’intervallo della partita di Football Americano del Giorno del Ringraziamento del 2004, nello Stadio di Denver, durante il quale si esibiranno nientemeno che le Destiny’s Child. La pellicola, raccontata in prima persona da Billy Lynn, mostra attraverso dei flashback cosa è realmente accaduto a questo gruppo di soldati. E come spesso accade, la realtà che hanno vissuto loro è molto diversa da quella percepita da chi è rimasto a casa.



Billy Lynn – Un giorno da eroe è stato realizzato da Ang Lee (Il banchetto di nozze, La tigre e il dragone, I segreti di Brokeback Mountain, Vita di Pi), cineasta taiwanese ormai naturalizzato americano che ha dato più volte prova di saper spaziare tra i generi, spingendosi sempre un po’ oltre con il concetto di filmabilità, in 3D a 120 fps (un frame rate, ovvero la frequenza di riproduzione dei fotogrammi, quasi cinque volte quello tradizionale, i canonici 24 fps) e in 4K (standard che indica l’approssimazione dei circa quattromila pixel orizzontali di risoluzione). E qui sorge il problema principale. In Italia non esistono sale cinematografiche attrezzate per questo tipo di tecnologia e la visione del film così come è stata concepita dal suo autore (negli States, dove la pellicola è uscita lo scorso autunno, erano solo due), sarà quindi praticamente impossibile per l’utenza comune.

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Chi ha avuto la fortuna di assistere a un’anteprima di una clip di dieci minuti di Billy Lynn – Un giorno da eroe, la scorsa primavera a Las Vegas, ha parlato di esperienza immersiva, di massima riduzione di quel distacco percettivo che generalmente separa la visione dello spettatore rispetto a ciò che avviene sullo schermo: James Cameron, uno dei fortunati e da sempre molto interessato a questo tipo di tecnologie, ha addirittura definito la combinazione di 4K, 3D e 120fps come il nuovo “platinum standard”. Peccato che nelle sale uscirà, di fatto, un altro film, che poi è quello che abbiamo visto anche noi e che, a dirla tutta, non ci ha esattamente entusiasmato.

Spogliato di tutti gli imbellettamenti tecnici, Billy Lynn rimane un film ben girato, che punta il dito su tematiche interessanti, una tra tutte l’abissale discrepanza di percezione tra chi la guerra la vive davvero e chi invece la subisce filtrata dai media. La critica al sistema americano è assoluta e sottile e trova il suo apice nel momento in cui al battaglione Bravo viene chiesto di fare da “tappezzeria” all’esibizione delle Destiny’s Child. Molto bravo il venticinquenne protagonista Joe Alwyn, formatosi sui palcoscenici dei teatri inglesi: suo il merito di un Billy Lynn particolarmente sensibile e ispirato. Quello che non convince, è un didascalismo di fondo che, in tutta onestà, da un attento e acuto osservatore di situazioni non convenzionali come Ang Lee, non ci saremmo aspettati. In fondo che per molti americani la guerra continui ad essere il più grande show, è cosa piuttosto nota e le mirabilie tecniche difficilmente arrivano a colmare simili vuoti.

Voto 5

 

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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