Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali

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Dopo la deludente parentesi di Big Eyes Tim Burton sembra essersi deciso a tornare ad atmosfere a lui più congeniali, a storie di personaggi bizzarri e diversi, a partiture malinconiche animate da strambi esseri emarginati in cerca di riscatto. Lo ha fatto adattando per lo schermo il romanzo young adult La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, di Ransom Riggs, una storia incentrata sulle vicende di Jacob (Asa Butterfield) ragazzo sedicenne che, dopo la morte del nonno, si reca su un’isola dove dovrà difendere un gruppo di orfani. Sono questi bambini dotati di poteri speciali e accuditi da una misteriosa donna, una sorta di Mary Poppins in versione dark, Miss Peregrine (Eva Green), che Jacob  si troverà ad aiutare, difendendoli da orribili creature intenzionate a distruggerli.



Ma quello di Burton è ritorno solo parziale al passato. La sua visione di una realtà sovvertita e deformata, da sempre popolata da freak, in Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali funziona infatti solo per metà ed è un gran peccato, perché potenzialmente quella di Riggs poteva essere la storia perfetta per il regista di Burbank, con temi e personaggi che si adattano perfettamente alla sua visionarietà e numerosi punti in comune con la sua poetica, a cominciare dallo scarto tra la fissità e l’anonimato del mondo reale rispetto a quello immaginato, svincolato da ogni conformismo. E invece in Miss Peregrine ci sono due difetti che risultano proprio difficili da mandare giù: un protagonista noioso e l’incapacità da parte dell’autore di dar vita al multiverso che vorrebbe.

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Il personaggio di Jacob, interpretato da uno stordito Asa Butterfield, appare sì come affascinato dal mondo in cui si trova l’orfanotrofio di Miss Peregrine, ma finisce per rimanere troppo in disparte, surclassato in tutto dai “peculiar children”. Per quanto riguarda la mancata riuscita del multiverso invece, senza spoilerare troppo, è sufficiente dire che in Miss Peregrine si gioca un bel po’ con le teorie dei mondi paralleli e dei viaggi nel tempo: un nuovo elemento per Burton con il quale non sembra sentirsi esattamente a proprio agio. Così si ispira ai vari Interstellar, Jumper, Inception e X-Men (il film stato dopotutto è stato sceneggiato da Jane Goldman, già autrice di X-Men – L’inizio), ma il risultato finale è qualcosa di confuso e disorganico. A salvare il salvabile, un’impeccabile Eva Green, sensuale ed enigmatica Miss Peregrine.

La prima ora del film, rimane la migliore: Burton è abile nel seminare tracce e indizi tesi a mantenere alta la curiosità, anche se poi la tensione cala irrimediabilmente. Mentre tra gli aspetti più interessanti, c’è sicuramente l’attenzione (quasi un’ossessione) dedicata agli occhi e allo sguardo: il dono di Jacob ha a che fare con il guardare, i ragazzi speciali hanno tutti quanti occhi molto grandi e anche i mostri della storia si distinguono per una caratteristica che riguarda quest’organo, di cui sono ghiotti. Quegli stessi occhi che, da spettatori, avremmo voluto tenere spalancati per tutta la durata di Miss Peregrine e che invece, ogni tanto, abbiamo rischiato di socchiudere.

Voto 5,5

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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