Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Randy “The Ram” Robinson è un lottatore sconfitto dalla vita. Campione di wrestling negli anni Ottanta è ora costretto a vivere in una roulotte e ad accettare lavori da facchino. Nonostante l’età avanzata, però, Randy continua a combattere nel circuito indipendente, più violento e meno remunerativo, finché un infarto non lo costringe a ripartire da zero.
Come è possibile recitare quando ormai non si ha più un volto? E’ il caso di chiederselo, guardando Mickey Rourke completamente trasformato. La sua faccia non esiste più, eppure è più autentico di quando ne aveva una. C’è molto della sua storia personale, in quella di Randy, e forse è per questo che è riuscito a dar vita ad un altro sé altrettanto concreto.
La regia di Aronofsky è limpida, perfetta nel seguire Randy quasi sempre da dietro, come a non volerne mostrare in modo impudente il decadimento e le sconfitte.
Bravissime le due interpreti femminili, la sempre più sexy Marisa Tomei, spogliarellista dal cuore tenero, e l’intensa Evan Rachel Wood nel ruolo della figlia di Randy, delusa e amareggiata da un padre assente e irresponsabile.
La semplicità di The Wrestler è quasi disarmante. Il film è lì, non c’è un sottotesto sfuggente, nulla resta inespresso. E’ lineare e crudo come spesso è la vita. Che ti piomba addosso senza troppi fronzoli, come Randy sui suoi avversari.
Voto 9
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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