Watchmen

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Negli anni ’80 Alan Moore, uno dei più grandi scrittori contemporanei, insieme con l’illustratore Dave Gibbons creò una storia a fumetti che sconvolse i lettori di comics (e non solo). Avanti veloce: Alan Moore, notoriamente, non ama Hollywood. E tantomeno desiderava un adattamento cinematografico di quell’opera. Oggi, il film di Watchmen arriva in sala, diretto dallo Zack Snyder che già ci aveva regalato 300. Come in una visione del Dottor Manhattan (uno dei protagonisti), si scopre che tutte le paure di Moore erano fondate.



Watchmen inizia a raccontare l’epopea dei suoi contro-eroi sin dagli anni ’40, quando un manipolo di giustizieri iniziò a cambiare la storia degli USA: anni dopo, fino al momento in cui non vengono dichiarati fuori legge, figli, eredi e superstiti di quel gruppo continuano a stabilire le sorti del pianeta utilizzando modi bruschi, gadget fantastici e superpoteri (qualora disponibili). Negli anni ’80, in un’America fantapoliticamente governata da Nixon per un terzo mandato, c’è ancora bisogno dei Guardiani. La terza guerra mondiale è alle porte, ma il pericolo incombe anche da altri fronti.

E’ difficile riassumere diversamente la trama: quasi tre interminabili ore di fedeltà pedissequa al fumetto distruggono dalle fondamenta questo film, rendendolo una prolissa sequenza di flashback e approfondimenti fasulli, che non centrano quasi mai l’obiettivo. Snyder sottovaluta il fatto che sta girando un film, e sceglie di fotocopiare la graphic novel contaminandola con scene d’azione splatter, slow motion d’ordinanza (solo ancora più lento), e il totale disinteresse per chi della graphic novel non sa nulla. Fino alla beffa del finale, cambiato di poco rispetto all’originale, ma comunque snaturato.

Peccato: ci sono alcune idee visivamente valide e il cast è generalmente buono (se non fosse per la pessima Malin Akerman, che tra recitazione, dizione ed espressività non sa nemmeno da dove cominciare). Tuttavia, il film di Watchmen tradisce lo spirito di Watchmen. Fino a ieri si trattava di una grande opera a fumetti, in grado di andare oltre ogni stereotipo e limite del medium. Da oggi, è anche un film tremendamente noioso.

Voto 4

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Francesco Bernacchio

Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.

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