A Venezia Gipi, Sokurov e William Friedkin

Di Carolina Tocci
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Sono Aleksandr Sokurov e William Friedkin e il disegnatore Gian Afonso Pacinotti, i protagonisti di questa giornata del Festival. Il regista russo termina così con Faust la sua tetralogia dedicata al potere. Dopo gli straordinari affreschi su alcuni potenti e dittatori della Storia (dall’Hitler di Moloch, 1999,  a Lenin/Stalin in Taurus del 2001, fino all’Imperatore Hirohito del film Il Sole nel 2005), l’autore reinterpreta il mito dell’uomo che vendette la propria anima al diavolo. Quasi tre anni di lavorazione, notevoli difficoltà a trovare i soldi per coprire il budget e riprese tra la Russia, la Germania e persino l’Islanda: insomma, un gran lavoro che qui a Venezia è stato ripagato con il consenso di critici e giornalisti. Bravissimi gli attori Johannes Zeiler (Faust) e Anton Adasinskiy (Mefistofele), quest’ultimo in odore di Coppa Volpi.



Questa mattina, invece, la prima proiezione per la stampa (alle 9:00) è stata Killer Joe, una delle pellicole che attendevamo con più ansia. Il film di William Friedkin con uno strabiliante Matthew McConaughey (il perché fino ad ora gli abbiano propinato solo ruoli da belloccio in discutibili commediole romantiche rimane un gran mistero) ed Emile Hirsch, è stato accolto da una vera e propria ovazione dai giornalisti presenti in sala. La storia, violenta e politicamente scorretta, è quella di un giovane spacciatore, Chris (Emile Hirsch) che si vede costretto a recuperare rapidamente la cifra di 6000 dollari. Messo alle strette, ingaggia Killer Joe (Matthew McConaughey) per assassinare sua madre e permettergli di riscuotere l’assicurazione sulla vita. Ma Joe, uno psicopatico che esercita il doppio mestiere di poliziotto e sicario, di solito esige di essere pagato in anticipo: farà un’eccezione pretendendo come garanzia la sorella minore di Chris, Dottie (Juno Temple).

Sul fatto che Friedkin fosse un ottimo regista, probabilmente nessuno di noi nutre alcun dubbio (L’esorcista, Vivere e morire a Los Angeles e Il braccio violento della legge, tanto per citarne alcuni, sono film che hanno conquistato tutti per la pasta originale di cui sono fatti), ma la vera sorpresa sono state le risate: tutto ci aspettavamo, entrando a vedere un film di Friedkin, tranne che di divertirci nel senso più stretto del termine. “Una versione deformata di Cenerentola”, così il regista ha descritto il suo film che non ha niente, ma proprio niente, di romantico e che è tratto dal testo teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts. Più che altro dagli eventi che vengono raccontati in KIller Joe, viene fuori un male infimo e semplice, una strana forza sarcastica e perversa che muove i personaggi in un Texas rumoroso e perverso.
ATTENZIONE SPOILER: non riusciamo a non accennare a una scena di sesso orale che è già divenuta cult in cui Juno Temple, costretta da McConaughey/Killer Joe, se la fa con una coscia di pollo.

E veniamo all’ultimo film presentato oggi al Festival, terzo tra gli italiani in gara: L’ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi. Il film, opera prima del neoregista, racconta cosa accade durante l’ultima settimana sulla Terra, prima dell’invasione di una specie aliena. Un avvento annunciato dal governo e dai media, che però non suscita il minimo interesse nella popolazione. Con Gabriele Spinelli (bravissimo), Anna Bellato, Stefano Scherini e Roberto Herlitzka, L’ultimo terrestre ha il pregio di raccontare una storia (per di più di fantascienza che in Italia,  è da sempre considerato un genere off- limits) in modo assolutamente insolito. Per il suo debutto dietro la macchina da presa Gipi, si è ispirato al libro di fumetti Nessuno si farà del male, del collega Giacomo Monti. “L’intuizione di Monti”, ha spiegato Pacinotti durante la conferenza stampa, “è stata di disegnare un’Italia in cui l’arrivo degli extraterrestri non suscita alcuna emozione: è solo la seconda notizia del Tg1… La storia era bellissima: io l’ho presa a prestito e l’ho adattata e modificata. La situazione è drammatica, ma la racconto in maniera buffa grazie alla bravura di Gabriele Spinelli”. Un esperimento surreale e parzialmente riuscito, quello di Gipi, dotato di un garbo e di una gentilezza insoliti che lasciano correre alcune imperfezioni da dilettante (dalla difficoltà di creare situazioni credibili alle relazioni tra i personaggi, non proprio verosimili) rendendole meno evidenti. Una nota di merito va certamente attribuita alla campagna virale simpatica e bn curata: il finto servizo sull’arrivo degli alieni mandato in onda in un finto servizio del TG3 ne è stato un esempio).

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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