Salma Hayek e John Travolta belve per Oliver Stone

Di Carolina Tocci
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“Sono quarant’anni che gli americani devono fare i conti con la lotta alla droga, ma anche se si spendono miliardi, è una guerra che non sembra avere fine. Soprattutto c’è molta confusione su chi sia il vero cattivo: spesso si accusa chi ne fa uso, non i trafficanti”. Tuona così Oliver Stone, venuto a Roma in compagnia di John Travolta e Salma Hayek per presentare alla stampa Le belve (nelle sale dal 25 ottobre). Basato sull’omonimo romanzo di Don Winslow, che ha curato la sceneggiatura assieme a Shane Salerno, nel film seguiamo la storia di Ben (Aaron Taylor-Johnson), un pacifico coltivatore di marijuana e del suo amico Chon (Taylor Kitsch), un ex Seal della marina statunitense che hanno messo su un rimunerativo business con l’erba migliore mai coltivata. Ma in comune hanno anche la bionda Ophelia (Blake Lively), con la quale hanno creato una sorta di famiglia sui generis. La vita procede idilliaca nel Sud della California, fino a che una branca del cartello Messicano impone ai tre ragazzi di entrare in società con loro. Ben e Chon non cedono e si vedono rapire sotto il naso la loro Ophelia. Uno degli aspetti più  interessanti de Le belve, lo ha sottolineato lo stesso regista oggi, durante la conferenza stampa: “Alla fine tutti i personaggi sono belve e chi all’inizio del film apparantemente non lo è lo diventerà alla fine. E’ una storia di sopravvivenza che mette in gioco la morale di questi giovani, ma anche degli altri. Fino alla fine, quando si ritroveranno ad aver contraddetto tutto quello in cui credevano”.



Nel film Travolta (che ha sfoggiato ancora una volta un discutibile taglio di capelli) e la Hayek interpretano rispettivamente un agente corrotto della Dea e una spietata donna messicana a capo di un Cartello della droga. Ma dalla parte dei “cattivi” c’è anche un sorprendente Benicio Del Toro nei panni di un giardiniere-assassino. Oliver Stone questa volta ha tirato fuori dal cilindro sei personaggi che sembrano usciti da un film di Tarantino e li coinvolge in scene di straordinaria violenza sottolineate fino all’estremo. Ecco che cosa ci hanno raccontato di questa esperienza, i diretti interessati.

Oliver Stone, che cosa l’ha convinta a portare sullo schermo il romanzo di Don Winslow e per quale motivo? E come vede la situazione negli States a pochi mesi dalle elezioni?

Non mi è mai capitato di leggere un libro come quello di Winslow, è un thriller così originale. Né tantomeno mi ricordo di aver mai visto un crime movie simile, ne ho visti tanti, ma nessuno così. E’ del tutto privo di cliché, almeno secondo me. E se la prima parte della storia è incentrata sulla vita da spiaggia che conducono i tre protagonisti in questo posto meraviglioso, non ho mai visto visi tanto belli fare cose tanto orribili, la seconda è un noir messicano, ha un’altra forma e un altro stile. Quando Benicio (Del Toro, ndr) e Salma entrano in scena, contribuiscono a renderlo più dark. Sul New York Times lo hanno definito come un “daylight noir” (un noir alla luce del giorno). Stilisticamente mi sembra corretto definirlo un moderno film di cow-boy, con le macchine al posto dei cavalli e con i tramonti carichi di arancio e di ambra, si vedono la violenza, le torture, l’utilizzo da parte del Cartello messicano di armi da guerra provenienti dall’Iraq o dall’Afghanistan. Il Cartello adotta la brutalità che si è iniziata a diffondere maggiormente dopo il conflitto iracheno: la verità è che il mondo sta diventando sempre più brutale.
Riguardo alla seconda domanda, ho appena terminato il lavoro più impegnativo che abbia mai svolto e riguarda proprio questo argomento. Si tratta di una serie tv che partirà a novembre sul canale Showtime: The Untold History of the United States. Ci lavoro da quattro anni, insieme allo storico Peter J. Kuznick ed è una storia dei momenti topici del mio paese che spero susciti reazioni… che scuota l’opinione pubblica. Certo, parlo anche di Obama, ma non solo. Se sarà Mr. Romney a vincere alle prossime elezioni, torneremo all’era Bush, se vincerà Obama ci resterà un minimo di speranza, anche se non so come sia possibile, visto che non so in che modo potremo rovesciare un sistema che abbiamo creato noi stessi.

John Travolta: c’è un ruolo che non ha ancora interpretato nella sua carriera e che vorrebbe interpretare?

C’è una frase di un testo di Tennessee Williams (Un tram che si chiama desiderio) che recita più o meno così: “Ho sempre confidato nella gentilezza degli sconosciuti”, ecco, io posso dire di confidare in quella degli sceneggiatori. Il mio lavoro, che è unico nel suo genere, è dare vita ai personaggi. Amo misurarmi con nuove cose, vere nuove identità. Anche con questo film mi è successo, la prima volta che ho letto lo script non sapevo bene cosa avevo davanti. Poi ho iniziato a lavorarci, ho incontrato gente che faceva davvero questo tipo di lavoro e chiedevo a Oliver come vedeva i vari aspetti del mio personaggio, a un certo punto Dennis era lì. E questo è quello che amo fare di più.

Salma, in questo film interpreta un personaggio davvero terribile!

Sì, è vero, sono stata molto, molto cattiva nel film! Se mi sono divertita ad interpretarlo? Sì, certo. Spesso la gente mi domanda se preferisco fare commedie o film drammatici… Beh io preferisco fare i film che siano ben scritti, con un buon regista, dei buoni attori, insomma quando trovi qualcuno che riesce a darti l’opportunità di avere un ruolo che non sia bidimensionale. Per questo film in particolare la cosa più divertente è stata mostrare differenti tipi di carattere a seconda delle persone con cui avevo a che fare. Ad esempio sono gentile con mia figlia o con Ophelia mentre sono molto dura quando mi relaziono con le persone che lavorano per me. Tutto questo in un solo ruolo!

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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