Il volto di un’altra

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Finalmente qualcosa di diverso! Dopo il deludente Il seme della discordia, presentato a Venezia nel 2008, Pappi Corsicato torna a fare cinema a livelli decisamente più alti e rappresentativi della propria poetica con Il volto di un’altra, una commedia dai toni dark e grotteschi che sferra un attacco netto e rigoroso al mondo dell’apparire. La pellicola, presentata al Festival Internazionale del Film di Roma lo scorso autunno, narra le rocambolesche vicende di Bella, conduttrice di un programma televisivo sulla chirurgia estetica in pieno calo di ascolti perché, come dicono i responsabili della rete per cui lavora, “la sua faccia ha stancato”. Incapace di arrendersi al declino, Bella ha un’accesa discussione col proprio marito, il chirurgo plastico René (Alessandro Preziosi). In seguito al litigio, Bella rimane vittima di un incidente automobilistico sui generis (le arriva un water dritto in faccia) e si risveglia col volto coperto di bende e circondata da giornalisti: è rimasta sfigurata e la sua carriera televisiva è giunta al termine. O forse c’è ancora una speranza…



LA VIDEOINTERVISTA A LAURA CHIATTI

Girato interamente in Alto Adige, location piuttosto insolita per Corsicato che ha sempre prediletto la nativa Napoli per ambientare le sue storie, Il volto di un’altra è un’opera che riesce a compensare la scarsa originalità dei temi trattati con una ricerca visiva e stilistica degna di nota. Se infatti John Frankenheimer nel 1966 aveva già lanciato il sasso con il suggestivo Operazione diabolica (in parte ripreso da John Woo con Face/Off), Pappi riprende quel discorso aggiungendo alla critica sociale, tema che domina entrambe le pellicole, un lato ironico e dissacrante che affonda le proprie radici nella filmografia di Buñuel con evidenti richiami a Fellini e al Ferreri de La grande abbuffata.

LA VIDEOINTERVISTA A PAPPI CORSICATO E ALESSANDRO PREZIOSI

L’impatto visivo è sicuramente l’aspetto più interessante de Il volto di un’altra, che ricorda molto da vicino le geometrie e le tinte sature viste in La pelle che abito di Almodóvar (Corsicato fu assistente del regista spagnolo sul set di Legami!, nel 1990, un’esperienza che evidentemente gli è rimasta dentro). Non a caso il film è dedicato alla memoria dello senografo Andrea Crisanti, uno dei migliori del nostro cinema, demiurgo di cotanta patinata artificiosità, scomparso lo scorso anno. Ma al regista partenopeo  va riconosciuto un altro merito: quello di aver trovato finalmente un ruolo calzante per Laura Chiatti, che nel film vediamo, incredibilmente, anche recitare.

Il risultato è una pellicola assolutamente diversa, lontana anni luce dalle produzioni nostrane, con un finale caustico e ironico che giustifica qualche lungaggine di troppo a livello narrativo.

Voto 7

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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