Gli imperdibili del 2013 secondo Fabio Giusti

Di Fabio Giusti
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Django Unchained di Quentin Tarantino
Il miglior film del 2013, senza se e senza ma. Un concentrato di generosità che, in quasi tre ore, riesce a far ridere, piangere e saltare sulla sedia come solo Quentin Tarantino è capace di fare. Godurioso al punto che vorresti quasi non finisse mai.

Gravity di Alfonso Cuaron
Per una volta la perfezione degli effetti speciali è a totale servizio della storia (e dell’anima) piuttosto che non il contrario. Cuaron, se possibile, riesce nell’impresa di fare meglio del suo precedente film – I figli degli uomini – che ricordiamo essere uno dei film più belli degli ultimi vent’anni.

La grande bellezza di Paolo Sorrentino

Forse il film più dibattuto dell’anno. C’è chi lo ha adorato e chi lo ha criticato aspramente, in modo forse anche un po’ aprioristico. Tutti però hanno tirato in ballo La dolce vita, senza considerare quanto in realtà questo capolavoro sia molto più debitore a Kubrick che non a Fellini. Funereo e bellissimo.



Questi sono i 40 di Judd Apatow
Judd Apatow che, ben lungi dall’essere un autore di commedie, in realtà è un autore e basta, firma il suo capolavoro definitivo. Sotto la patina ridanciana, il ritratto impietoso di una coppia di quarantenni in crisi come non si vedeva dai tempi del miglior Woody Allen.

The Master di Paul Thomas Anderson

Punto di non ritorno dell’estetica di P.T. Anderson e del suo studio delle dinamiche Padre-Figlio, forse The Master non raggiunge i livelli di perfezione narrativa e formale de Il petroliere ma ne rappresenta l’altra faccia. Quella meno sporca ma, forse proprio per questo, più inquietante.

Il lato positivo di David O.Russell
Riuscire a costruire una sorta di commedia romantica che abbia come protagonisti due bipolari senza svilirne il dramma e, allo stesso tempo, ricordare al mondo che Robet De Niro è ancora uno dei più grandi attori al mondo. Tutto questo in un solo adorabile film.

Padroni di casa di Edoardo Gabbriellini
Uno strano mix di Un tranquillo weekend di paura e Cane di paglia ambientato in un paesino dell’Appennino Tosco-Emiliano. Valerio Mastandrea e Elio Germano fanno a gara di bravura e Gianni Morandi recita, con grande coraggio, un ruolo sgradevolissimo.

Noi siamo infinito di Stephen Chbosky
Con una leggerezza di sguardo che per molti aspetti rimanda al cinema di John Hughes, Stephen Chbosky trasferisce su pellicola il suo romanzo d’esordio e ci mostra la perdita del’innocenza di questo piccolo Holden in un capolavoro che assomiglia maledettamente alla vita reale.

Facciamola finita di Seth Rogen e Evan Goldberg
Il film più metacinematografico e divertente dell’anno. Anarchici come il primo John Landis e scorretti come il Kevin Smith dei bei tempi, Rogen e Goldberg raccontano la crisi e la disperazione della loro generazione senza paura di metterne alla berlina i difetti peggiori. Esilarante.

La vita di Adéle di Abdel Kechiche
Un pezzo di vita di un’adolescente qualsiasi. Un pezzo importante, spiato con delicatezza e senza morbosità alcuna e che, alla fine, diventa amaro apologo sull’eccitazione (anche fisica) della scoperta dell’amore e sullo struggimento che ne scaturisce alla fine.

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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