Gli imperdibili del 2013 secondo Carolina Tocci

Di Carolina Tocci
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Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow
Gira come un uomo, la Bigelow, e sicuramente meglio di tanti suoi colleghi. Senza buttarla sul femminismo, bisogna ammettere che la sua caccia all’uomo (Bin Laden) portata avanti da una donna, Maya, interpretata da Jessica Chastain, è un’esperienza assolutamente coinvolgente e trascinante. Perfetta metafora di come la ex signora Cameron sia riuscita a farsi strada in un ambiente prevalentemente maschile come Hollywood, perché no. Ma Zero Dark Thirty rappresenta anche il riscatto di una nazione dopo l'”offesa” dell’11 settembre, in un braccio di ferro definitivo tra l’America e la Jihad in cui la tensione non abbandona mai chi guarda e le emozioni trattenute della protagoista trovano il loro sbocco nella fine di un’ossessione. Quella di Maya, e degli Stati Uniti, per il villain per eccellenza.

Gravity di Alfonso Cuarón
Da vedere RIGOROSAMENTE In 3D, altrimenti si corre il rischio di uscire dalla sala o di alzarsi dal divano dicendo ” Mbè? Non è l’ennesima storia di un eroe che combatte per la propria sopravvivenza?. No che non lo è. Cuarón con questo film ha messo un punto e a capo. Le pellicole di fantascienza che verranno non potranno non tenere conto della travolgente meraviglia, visiva ed emotiva, che il regista messicano è stato capace di regalarci.




Les Misérables di Tom Hooper

Il musical più replicato del West End londinese diventa emozione allo stato puro. E chi scrive non ama particolarmente il genere. Due ore e mezza in cui si canta di gioia, dolore, passione e riscatto con una regia che punta a valorizzare le prove d’attore grazie agli strettissimi primi piani. Un’opera sontuosa e imponente, assolutamente da non perdere.

No – I giorni dell’arcobaleno di Pablo Larrain
La storia del referendum del 1988 che Pinochet è stato costretto ad indire per il proseguimento del suo governo (le pressioni internazionali glielo avevano imposto, dato che i chileni vivevano sotto la sua dittatura ormai da quindici anni) è raccontata da Larrain alternando video e spot autentici di propaganda per il No e per il Sì, alla storia del pubblicitario (Bernal) che con le sue idee ha contribuito alla caduta del generale. Un film importante sul risveglio delle coscienze, in cui le dinamiche narrate travalicano i confini cileni, arrivando ad assumere valori universali.

Philomena di Stephen Frears
Judy Dench che gioca a fare la signora irlandese perbene cui è stato tolto il bene più grande, sarebbe già di per sé un’esperienza cinematografica imperdibile. Se a questo si aggiunge una storia tanto terribile quanto vera, un coprotagonista assolutamente delizioso quale si rivela essere Steve Coogan e una regia fluida in grado di alternare perfettamente i toni del dramma a quelli della commedia, si ottiene un piccolo capolavoro. Come abbia fatto una come la Dench a vincere il suo unico Oscar, tra l’altro come Non Protagonista, per Shakespeare in Love, resta uno dei misteri più fitti di Hollywood (correte a rivedervi Diario di uno scandalo. Di corsa!). Sta di fatto che la sua Philomena rientra di diritto tra gli imperdibili dell’anno perché più che a un dramma venato di humour inglese, assomiglia più a un saggio sulla dignità umana e sull’equilibrio, sospinto da una tenacia non convenzionale. Un viaggio fisico e interiore che trova nel perdono il suo senso ultimo.

Il lato positivo di David O. Russell
Piccolo, grande film che riesce a indagare l’animo umano in modo schietto e genuino come non si vedeva da tempo, Il lato positivo è uno dei gioielli cinematografici più preziosi del 2013. Racconta l’amore ai tempi delle nevrosi, in un ottovolante di sentimenti che prende forma (e sostanza) attraverso una sceneggiatura che aggira le regole e le geometrie narrative convenzionali e punta dritto allo stomaco. Si ride, si piange e soprattutto si riflette con un Bradley Cooper e una Jennifer Lawrence in assoluto stato di grazia. E De Niro che è tornato ad essere De Niro.


Blue Valentine di Derek Cianfrance

Arrivato in Italia con tre anni di ritardo e in una manciata di copie, Blue Valentine è uno di quei film della cui visione abbiamo potuto godere in pochi. Nascita e la morte di una storia d’amore vista da vicino. Molto da vicino. Girato per gran parte con la macchina a mano, con le immagini sporcate dalla durezza del quotidiano, Blue Valentine punta l’obiettivo su una relazione nata, cresciuta ed esauritasi nella provincia americana, dove la consapevolezza della fine della storia di lei (Michelle Williams), si alterna all’irrequietezza e alla voglia di salvarla di lui (Ryan Gosling). Cianfrance, per rendere tutto ancor più malinconico, poi, gioca con i piani temporali, sfruttando appieno un montaggio che smembra e ricompone la materia filmica come fosse un puzzle. Se ne esce a pezzi ma con quel pizzico di avvedutezza in più.

Flight di Robert Zemeckis
Fate vedere questo film a qualcuno che ha paura di volare e state pur certi che non metterà mai più piede su un’aereo.  La scena dell’incidente attorno a cui ruota l’intera vicenda è la scena migliore dell’anno. Terrore puro! Il ritorno di Zemeckis al live action dopo tre film di animazione (Polar Express, La leggenda di Beowulf e A Christmas Carol), insomma, è di quelli col botto. Denzel Washington poi è davvero un gigante e interpreta un personaggio che attraversa diverse fasi nel corso della storia: perfetto nell’incarnare un eroe pieno di debolezze, che vive attanagliato dal rimorso senza perdere la sua arroganza.

Django Unchained di Quentin Tarantino
Pur essendo un pizzico sotto Inglorious Basterds, Django Unchained spacca di brutto. Probabilmente lo avete visto tutti, e vi sarà anche piaciuto un sacco. Quindi inserirlo nella top ten del 2013 è stato facile e per certi versi anche banale. Ma così è. D’altronde, come si poteva non farlo? E’ cinema allo stato puro, nonostante sia il divertito e confessato frutto di omaggi e saccheggi. Modelli e situazioni care ai film di blaxploitation, genere adorato da Tarantino, più che del western, il regista  rielabora a modo suo una delle pagine più atroci della storia americana, spettacolarizzandola. Tutto si incastra alla perfezione, le scene, i dialoghi e i coup de théâtre: e l’intrattenimento è assicurato. Anche dai 74 individui che perdono la vita. In un modo o nell’altro.

Jimmy Bobo – Bullet To The Head di Walter Hill
Premessa: mi è piaciuto da matti! Prima però bisogna ricordare (e riguardare) i grandi film che hanno reso grande Walter Hill: Driver l’imprendibile, I Cavalieri dalle Lunghe Ombre, I Guerrieri della Notte, 48 Ore, i Guerrieri della Palude silenziosa. Poi passiamo alla questione Jimmy Bobo (che razza di nome!). Sly, un sicario un po’ attempato, e un poliziotto di origini coreane (il bravo Sunk Kang), si trovano costretti a collaborare contro una banda di cattivi. Pallottole e battute a gogò, proprio come negli anni Ottanta, epoca d’oro dei buddy movie a cui sembra essere tornati, se non fosse per le auto e i cellulari che ogni tanto interrompono lo stato di divertito trance misto a déjà vu in cui Hill ci fa (ri)cadere.

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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