Tutto può accadere a Broadway

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Albert Albertson (Owen Wilson), un regista teatrale e televisivo di successo, arriva a Broadway per mettere in scena la sua ultima produzione. La protagonista dello spettacolo sarà sua moglie Delta Simmons (Kathryn Hahn). Accanto a lei il divo del cinema Seth Gilbert (Rhys Ifans).
La prima sera a New York, Arnold chiede la compagnia di una escort e l’agenzia gli manda una giovane e affascinante ragazza, Izzy (Imogen Potts).
Nel corso della serata Arnold le regala 30mila dollari; in cambio però Isabella dovrà lasciare il suo lavoro e intraprendere la carriera dei suoi sogni, quella di attrice. Poco dopo, senza che né Izzy né il suo benefattore potessero prevederlo, eccola al suo primo provino, a concorrere per la parte di una squillo nella nuova pièce teatrale dello stesso Albert.



A un anno esatto dalla sua presentazione al Festival di Venezia, arriva finalmente nelle sale italiane il film con cui un maestro della commedia (e non solo) come Peter Bogdanovich fa il suo ritorno dietro la macchina da presa.
Quella che a prima vista potrebbe sembrare la più innocua delle commedie romantiche si rivela in realtà un irresistibile compendio di dotta cinefilia d’antan che scalda letteralmente il cuore.
Aperto da un omaggio all’ottimismo spensierato dei classici del genere e interamente costruito attorno a una citazione  di Ernst Lubitsch (lo “Squirrels to the Nuts” ripetuto più volte da Wilson e che, in un primo momento, doveva dare il titolo al film) Tutto può accadere a Broadway rappresenta il migliore dei possibili film di Woody Allen.
Paragonabile, per leggerezza e garbo, a quel Midnight in Paris da cui prende in prestito anche il protagonista, un trasognato Owen Wilson qui impegnato in una delle sue migliori performance in carriera.
Ma è principalmente a Billy Wilder che sembra guardare Bogdanovich.
Difficile infatti non pensare a Shirley MacLaine in Irma la dolce di fronte alla naïveté veicolata dalla romantica squillo interpretata da Imogen Potts.
L’intervento, nel ruolo di produttori, di Wes Anderson e Noah Baumbach completa il quadro di un atto d’amore totale verso il cinema, leggibile su più di un livello.

Mentre infatti Bogdanovich omaggia la screwball comedy dell’età dell’oro di Hollywood, i suoi discepoli post-moderni riconoscono all’autore di Ma papà ti manda sola? e Paper Moon il ruolo che gli spetta di diritto nell’alveo dei classici.
Quella di Tutto può accadere a Broadway era infatti una sceneggiatura (scritta da Bogdanovich insieme all’ex-moglie Louise Stratten) che giaceva sulla scrivania del regista dalla fine degli anni ’90, congelata anche a causa dell’improvvisa morte dell’attore John Ritter che, in origine, avrebbe dovuto interpretare il film e immaginiamo che l’hype legato ai nomi di Anderson e Baumbach possa essere stato determinante nello sbloccarne l’empasse produttiva.
Per il resto il film scorre che è un amore, in un susseguirsi rocambolesco di ellissi narrative, scambi di persona, tresche clandestine e personaggi secondari esilaranti (c’è perfino un attempato investigatore privato che tenta di camuffarsi con  travestimenti improbabili) che entrano ed escono di scena di continuo.
Oltre a essere il più che gradito ritorno di un regista che mancava da troppo tempo ormai dal cinema che conta, Tutto può accadere a Broadway rappresenta un vero e proprio antidoto a tutto il brutto che c’è fuori. Da vedere e rivedere.

Voto 7

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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