LEGO Batman – Il film

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Ovvio che, dopo lo straordinario successo di critica e pubblico di quel LEGO Movie capace, solo due anni fa, di realizzare il sogno proibito – e, almeno sulla carta, impossibile – di chiunque abbia mai incastrato assieme due mattoncini della storica azienda di giocattoli, si pensasse di mettere in cantiere un sequel. Sebbene, a voler essere precisi, LEGO Batman – Il film ne rappresenti più uno spin-off.
Si parte infatti dal personaggio iconicamente più forte del primo film e gli si costruisce attorno un prodigio di citazionismo che, è chiaro fin subito, va ben oltre la semplice parodia del ‘cavaliere oscuro’. In primo luogo perché il Batman in questione, narrativamente parlando, risulta memore di tutto l’audiovisivo che mai lo abbia riguardato, dalla serie camp con Adam West al pessimo (e tuttora in corso) tentativo di rebranding a firma Zack Snyder passando per le seminali riletture di Tim Burton e Christopher Nolan.
Pur non prendendosi troppo sul serio, quindi, si pone comunque come un tassello intermedio dell’universo semantico cui fa riferimento.
Oltre al fatto che, ridendo e scherzando, LEGO Batman – Il film porta avanti almeno un’istanza fondamentale di quasi ogni film di supereroi, Iron Man a parte, ossia il disagio del protagonista di tante battaglie contro il male quando, una volta rientrato in casa, è costretto a fare i conti con la propria solitudine.



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A questo si aggiunga poi la convinzione del nuovo capo della polizia di Gotham City, Barbara Gordon (Geppi Cucciari), di poter fare a meno del vigilante mascherato a difesa della città. Per dimostrarle il contrario, Batman (Claudio Santamaria) spedisce il suo più acerrimo nemico Joker nella Zona Fantasma, sorta di prigione interstellare in cui sono relegati i più pericolosi villain del mondo della fantasia.
Il rischio è però che, una volta lì, Joker possa allearsi con personaggi del calibro di Sauron, Voldemort, la strega cattiva dell’Ovest, King Kong e Godzilla minacciando per sempre l’incolumità della Terra.
Rispetto al film di Phil Lord e Christopher Miller magari qui viene a mancare la geniale trovata metatestuale del doppio piano realtà/gioco, ma si guadagna senz’altro qualcosa in termini di spettacolo e goduria cinefila. Generatore inesauribile di rimandi a tutto il cinema di intrattenimento che conta, il film di Chris MCKay è infatti un miracolo di fruizione multistrato, appetibile in egual misura sia ad un pubblico bimbo – che si limiti a ridere delle rocambolesche avventure di un tronfio supereroe di plastica dura –  che agli spettatori più adulti, capace di cogliere tutti (o quasi) i riferimenti disseminati ad arte lungo la storia.

E poiché la famiglia, intesa come nucleo minimo di aggregazione, è il target ideale di un’operazione del genere, lo stesso concetto lo ritroviamo alla base di un’opera che in fondo parla proprio di famiglia, intesa nella sua accezione più ampia.
Batman è infatti restio a costruirsene una perché memore del dolore provato in seguito alla morte dei suoi genitori, così come il Joker soffre del mancato riconoscimento di sé come “peggior nemico” da parte dell’uomo pipistrello (forse il sottotesto più esilarante e, allo stesso tempo, arguto dell’intero film) e sfoga la propria delusione costruendosi una famiglia con il gotha del crimine.
L’unico appunto, semmai, riguarda la scelta di alcuni dei doppiatori italiani.
Se infatti Santamaria sta al gioco e regge il confronto con Will Arnett (oltre a creare un piacevole richiamo alla trilogia di Nolan) appare discutibile la presenza di Geppi Cucciari su un personaggio doppiato in originale da Rosario Dawson.
Ma sono davvero quisquilie di cui importerà a pochi, di fronte a un tale tripudio di fantasia in movimento che gioca in modo così intelligente con la memoria dello spettatore attraverso la creazione di una serie di intelligenti link tra mondi letterari apparentemente inconciliabili.

Voto 7

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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