The Only Living Boy in New York

Di Fabio Giusti
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Scheda
(Id., USA 2017)
Uscita: –
Regia: Marc Webb
Con: Callum Turner, Kate Beckinsale, Kiersey Clemons, Jeff Bridges, Pierce Brosnan
Durata: 1 ora e 29 minuti
Distribuito da: –

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Strano giro quello che ha portato Marc Webb a passare, in pochi anni, dal gioiellino (500) giorni insieme ai due Amazing Spider-Man, per poi fare ritorno a una dimensione più propriamente indie con questo The Only Living Boy in New York. Ma se, concentrandoci sui soli aspetti produttivi, le differenze tra quest’ultimo e un qualsiasi film della Marvel possono apparire macroscopiche, il pattern narrativo alla base di ogni film di Webb rimane pur sempre il coming of age. Che si tratti della presa di coscienza delle responsabilità che comporta essere un supereroe o del timido scrittore in erba Thomas Webb (Callum Turner) alla scoperta delle (molte) vulnerabilità delle proprie figure genitoriali, poco importa. E, volendo andare proprio al nocciolo della questione, alla base di tutto c’è sempre una ragazza. Laddove prima ci sono state Summer e Gwen Stacy, adesso c’è Johanna, moderna Mrs. Robinson interpretata da una Kate Beckinsale bella da mozzare il fiato.



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È lei – o meglio, il fatto che lei abbia una tresca con suo padre – la molla che spinge Thomas ad attraversare quella linea d’ombra che se, da un lato, gli assicura un bel po’ di emozioni fino ad allora sconosciute, dall’altro lo costringe però alla perdita di una discreta porzione d’innocenza. Posto che il plot è in tutto e per tutto una rielaborazione neanche troppo ardita de Il laureato, ciò che piace di più del film di Webb è in primis l’ambientazione. Decidendo infatti di calare i propri personaggi nella Manhattan più snob e borghese che si riesca a immaginare (la prima inquadratura è, per l’appunto, una copertina del New Yorker) l’autore rinuncia in parte alla piena universalità della storia, per abbracciare temi e ambienti che, più che al capolavoro di Mike Nichols, sembrano rimandare al Woody Allen più maturo. Simile è senz’altro l’humus socioeconomico di riferimento, così come la concezione della donna, vista come pendolo emotivo (e fortemente umorale) che grava sul capo dei protagonisti maschili. Così come è lo stesso il cinismo con il quale Marc Webb illude il giovane Thomas – e con lui anche lo spettatore meno smaliziato – di poter davvero non essere come “loro”, racchiudendo in quel “loro” tutto l’universo umano da cui un qualsiasi ventenne cerca a fatica di smarcarsi, spesso anche con decisioni avventate (in una parola, gli adulti), per poi farlo ricadere più o meno nei medesimi errori.

 

Non è un caso che il film si chiuda con uno scambio di battute tra lui e suo padre (un azzeccato Pierce Brosnan) in qualche modo emblematico. Thomas gli chiede infatti se stia ancora frequentando la sua amante e, di fronte a una risposta negativa, ribatte con un “sei sincero?” al quale il padre risponde nuovamente di no. Ecco quindi che l’ingresso nell’età adulta viene sintetizzato in un dialogo apparentemente innocuo che palesa la tacita condivisione di un codice fatto anche di verità non dette. Impreziosito da un cast di prim’ordine su cui svetta un Jeff Bridges adorabilmente bofonchione, The Only Living Boy in New York è un piccolo e godibilissimo film pieno di domande cui ha il buon senso di non fornire risposte. E, a suo modo, anche rivoluzionario nel negare ai suoi personaggi la possibilità di una benché minima rivoluzione.

Voto 7

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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