I migliori film del 2016 secondo Carolina Tocci

Di Carolina Tocci
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10 Ave, Cesare – Joel e Ethan Coen

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Il senso ultimo del mestiere del cinema racchiuso in questo film diretto dai fratelli Coen, che raccontano il patinato mondo di Hollywood con le sue false verità e i suoi miti farlocchi. Tra sceneggiatori comunisti che rapiscono l’attore di punta degli studios in segno di protesta per lo strumento capitalistico che la settima arte è diventata e numeri di tip tap à la Fred Astaire, Ave, Cesare! è  un divertissement ironico e raffinato che sfata miti e ridicolizza leggende.



9 Jason Bourne – Paul Greengrass

Jason Bourne torna sullo schermo dopo quasi dieci anni di assenza, ed è un ritorno asciutto e concitato. Mirabolanti le scene d’azione che riescono a confezionare Paul Greengrass con la sua regia super dinamica e Christopher Rouse (che il film lo ha anche scritto) con un montaggio da manuale: dalla scena di massa durante la manifestazione ad Atene, agli inseguimenti, fino alla scazzottata finale tra Matt Damon e Vincent Cassel.

8 Room – Lenny Abrahamson

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Il mondo in una stanza. Letteralmente. La terribile esperienza di Ma’ e Jack, una giovane donna e il figlio di cinque anni che vivono segregati in 10 metri quadri si trasforma in un inno disperato alla ricerca di una libertà sconosciuta e per anni solo immaginata. Poi inizia l’altro film, non meno duro, che riporta i due a confrontarsi con il mondo esterno ed è quasi peggio che nella stanza, almeno all’inizio.
Coinvolgimento emotivo assicurato grazie alle interpretazioni di Brie Larsson (premiata con un Oscar per questo ruolo) e del piccolo Jacob Tremblay.

7 Carol – Todd Haynes

Un capolavoro di raffinatezza formale edestetica. Todd Haynes racconta la storia d’amore tra Carol e Therese, due donne di diversa estrazione sociale nella New York degli anni Cinquanta. Ed è una storia potente e scomoda, che fa a pezzi le barriere sociali e fa luce su una passione composta e allo stesso tempo lacerante che divora le due protagoniste, pedine in rivolta all’interno di una realtà borghese e conformista.

6 Kubo e la spada magica – Travis Knight

L’epico viaggio nel giappone feudale realizzato in stop motion dalla Laika e diretto da Travis Knight, è un cartoon profondo e riflessivo, scandito da tempi non sempre serrati, ma funzionali al fluire del racconto che tocca temi eterni quali famiglia, amore, memoria e perdono. Disegni a linee taglienti e angoli acuti, origami animati dal cantastorie Kubo, oltre a una complessità di fondo che lo rende un prodotto insolitamente poetico.

5 Lo chiamavano Jeeg Robot – Gabriele Mainetti

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Senza dubbio il caso cinematografico italiano dell’anno. Il film d’esordio di Gabriele Mainetti sul super(anti)eroe Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), ladro di periferia che, cadendo nelle acque del Tevere, acquista una forza sovrumana, è già un cult. Merito anche di Luca Marinelli e del suo Zingaro, villain un po’ tronista e un po’ Renato Zero prima maniera e di una sceneggiatura folle e coraggiosa.

4 Il caso Spotlight – Thomas McCarthy

Vincitore dell’Oscar 2016 per il Miglior Film (e per la Migliore Sceneggiatura Originale), Il caso Spotlight di Thomas McCarthy è un grido contro la cappa di omertà che ancora oggi attanaglia la società. La vicenda della squadra di giornalisti investigativi del Boston Globe che nei primi anni 2000 ha obbligato la chiesa cattolica ad ammettere l’esistenza di preti pedofili e a prendere provvedimenti, è tutta dialoghi serrati, priva di ogni sensazionalismo e rispettosa nei confronti del tema che tratta. Una lezione di giornalismo, oltre che di cinema.

3 Revenant – Redivivo – Alejandro González Iñárritu

E veniamo al film che, finalmente, ha fatto vincere un Oscar a Leonardo DiCaprio. Ispirato alla storia vera di Hugh Glass, un cacciatore americano dell’Ottocento abbandonato dai suoi compagni nel nord degli Stati Uniti dopo essere stato attaccato da un orso, Revenant è un film di quelli che riempiono gli occhi, spettacolare in ogni fotogramma. Alejandro González Iñárritu ha dimostrato ancora una volta di avere un controllo formale assoluto sulle sue opere e il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki (Revenant è un po’ il suo show), con la sua ossessione per la luce naturale, è stato in grado di mostrarci una natura così reale da sentirne quasi il profumo.

2 Il club – Pablo Larraín

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Il film più misterioso e potente del 2016 lo ha diretto il cileno Pablo Larraín. Il tema è, come ne Il caso Spotlight, la pedofilia, ma qui non si cerca di svelare nulla, semmai di continuare a nascondere. Nella casa ai confini del mondo in cui alcuni preti e una suora espiano le loro terribili colpe non c’è posto per la luce: tutto è grigio in quell’universo rinchiuso in se stesso, quel funereo covo di omertà squarciato dall’unico elemento di onestà (Sandokan, l’agnello di Dio), vittima sacrificale di quelle nere coscienze.

1 The Hateful Eight – Quentin Tarantino

L’ottavo film di Quentin Tarantino è un inno alla pazienza, un piacere continuamente rimandato che quando esplode diventa incontenibile. Quasi tre ore di dialoghi folli, situazioni paradossali, violenza fisica e verbale, personaggi bizzarri e paesaggi impervi, il tutto in un glorioso 70mm. È cinema allo stato puro, una storia di cacciatori e prede con interpreti incollati ai personaggi e un demiurgo che si diverte da matti a tirare le fila di questa vicenda ai limiti del surreale.

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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