Lo chiamavano Jeeg Robot

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Un cinecomic all’italiana? Ci ha pensato l’esordiente Gabriele Mainetti e il risultato è qualcosa di nuovo e assolutamente esplosivo. Se prima della visione di Lo chiamavano Jeeg Robot la sola idea di poter realizzare un film sui supereroi ambientato in una Roma sporca e cattiva avrebbe fatto storcere la bocca a molti, se non a tutti, ora è tempo di ricredersi. Perché la pellicola del giovane attore, compositore e adesso anche regista e produttore, è riuscita nel compito quasi impossibile di dimostrare che in fondo, i film di supereroi fanno parte di un genere che, esattamente come gli altri, può essere declinato e modificato a proprio piacimento, purché (aspetto tutt’altro che secondario) rimanga radicato all’interno di un immaginario non troppo lontano.



 

QUI LE INTERVISTE AL CAST DI LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

Lo chiamavano Jeeg Robot è una sorta di favola urbana con sfumature pulp e noir ma anche tanto umorismo, che inizia con Enzo, da pronunciare rigorosamente con la Z sonora (Claudio Santamaria), delinquentello chiuso e introverso che passa le giornate a vedere film porno e a mangiare budini alla crema. Dopo un tuffo inaspettato nel Tevere, chiede aiuto al vicino di casa, Sergio, per poter racimolare del denaro. Sergio lavora per “Lo Zingaro” (Luca Marinelli) un boss esaltato dal passato glorioso (aveva partecipato al Grande Fratello), che non si accontenta di fare rapine ma “vuole fare il botto”. Qualcosa, però, va storto ed Enzo si trova a dover gestire i super poteri e cosa più difficile, la figlia di Sergio, Alessia (Ilenia Pastorelli, lei al Grande Fratello ha partecipato davvero), una ragazza con qualche rotella fuori posto e che ha una fissazione per Jeeg Robot.

Va bene che già lo scorso anno Gabriele Salvatores aveva tentato un approccio al genere supereroistico con il suo Ragazzo invisibile, e in un certo senso, anche Ivan Cotroneo nel 2012, con La Kryptonite nella borsa, ci si era avvicinato, ma con Lo chiamavano Jeeg Robot Mainetti è il primo italiano ad affrontarlo senza imbarazzo e inutili timori reverenziali, mescolando continuamente i toni, ma senza perdere di vista l’obiettivo principale, ovvero fare in modo che il suo film sia coerente con i luoghi e con i personaggi che racconta. Perfettamente a metà strada tra un Suburra o un Romanzo criminale e un film di Spider-Man, Lo chiamavano Jeeg Robot conta non solo su un cast d’eccezione (molto bravo Claudio Santamaria, eccezionale ancora una volta Luca Marinelli che si esibisce in un esplicito e riuscito omaggio ai villain dei cinecomic – il Joker di Heath Leger su tutti -, davvero indimenticabile quando canta Un’emozione da poco della Oxa con tanto di eye liner e paillettes davanti a un clan di camorristi) ma anche su effetti speciali efficaci e poco artefatti, su una colonna sonora che si sposa perfettamente con il contesto e su una sceneggiatura calibratissima che riesce a combinare una varietà apparentemente inconciliabile di registri narrativi diversi.

Voto 8

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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