Baywatch

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Baywatch

Una delle gag più riuscite della serie Friends era il momento – ricorrente in tutte le sue 10 stagioni – in cui Chandler e Joey davano libero sfogo a tutto il loro carico di bromance guardando insieme le corse sul bagnasciuga, inevitabilmente al rallenty, di Yasmin Bleeth e Pamela Anderson in Baywatch.
In pratica la serie più famosa degli anni Novanta si divertiva a citare un’altra serie parecchio in voga in quegli stessi anni identificandone l’unico apparente motivo di interesse: le corse cadenzate di sexy bagnine dalle forme più che generose fasciate in costumi da bagno troppo stretti.
Ecco, la battuta più divertente del film di Seth Gordon riprende per l’appunto la valenza squisitamente ormonale di quei rallenty – per chi ha più di quarant’anni il corrispettivo erotico di quelle rovesciate di Mark Lenders che duravano interi episodi di Holly e Benji – e, con un doppio salto carpiato metatestuale, se ne riappropria quando Summer (Alexandra Daddario), mentre la macchina da presa indugia sulla biondissima CJ (Kelly Rohrbach) che si sta avvicinando a lei dal mare, se lo chiede proprio. “Ma perché sembra sempre che corra a rallentatore?”.



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E non è neanche l’unica (auto)citazione presente in un film che se, da un lato, si diverte a prendere in giro il gusto decisamente camp della sua matrice televisiva, dall’altro finisce con il somigliarle molto in termini di struttura narrativa. L’unico scarto rispetto alla serie con David  Hasselhoff è rappresentato da uno humour di grana a tratti anche troppo grossa, vedi la scena ad altissimo tasso vanziniano in cui uno dei protagonisti, pur di nascondere al resto dei bagnanti un’evidente erezione, finisce coi genitali bloccati in una sdraio.
Un po’ poco per giustificare un film di due ore in cui, una volta esauritosi l’effetto trash iniziale, rimane ben poco.
Ma il problema è a monte, in un effetto nostalgia ricercato in maniera coatta anche laddove di nostalgia ce n’è obiettivamente poca. Il discorso è dunque più o meno lo stesso fatto di recente per il pessimo Power Rangers ma immaginiamo che, nelle mire degli autori, ci fosse la volontà di replicare i buoni risultati dei due film tratti da 21 Jump Street.

Peccato che, in quel caso, alla regia ci fossero talenti come Phil Lord e Chris Miller – non a caso cooptati subito dopo per l’ottimo The Lego Movie – mentre qui abbiamo il regista dell’appena discreto Come ammazzare il capo…e vivere felici.
Il risultato è una commedia action che diverte poco e delude anche sul versante più fisico con un paio di sequenze contraddistinte dalla peggiore CGI di sempre.
Quindi è tutto da buttare in questo Baywatch? Non proprio. Perché alla fine è innocuo e, durasse una buona mezzora in meno, non ne staremmo parlando neppure così male. Chi sembra funzionare meglio è poi, strano a dirsi, Sua Inespressività Dwayne Johnson, novello Mitch Buchannon che miracolosamente riesce a trovare un piacevole equilibrio tra la sua solita fissità marmorea e il mood scanzonato nel film.
Funziona assai meno bene, e solo nelle interazioni con Johnson, Zac Efron, ormai condannato a ruoli da ex re del ballo di fine anno tutto muscoli e zero cervello.

Voto 4

 

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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