Avengers: Infinity War

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Dunque, dove eravamo rimasti? La natura fortemente seriale dei prodotti Marvel di ultima generazione, del resto, impone un minimo di recap per introdurre un episodio in cui la guerra, da “civile”, si trasforma in “infinita”. In tal senso Avengers: Infinity War inizia esattamente dove finiva il divertente Thor: Ragnarok. Asgard è stata definitivamentedistrutta e la nave spaziale dei sopravvissuti attaccata dal nemico più temibile di sempre: Thanos (Josh Brolin), moderno tiranno interstellare che, per risolvere il problema della sovrappopolazione dell’Universo, ha elaborato una versione tutta sua del genocidio. Gli Avengers, intanto, si sono definitivamente sciolti (un po’ come i Beatles) dopo i fatti di Captain America: Civil War e i Lennon e McCartney del supergruppo,  Tony Stark (Robert Downey Jr.) e Steve Rogers (Chris Evans), non si sentono da tempo. Proprio le faide interne alla “band” sono le basi che, attraverso l’incontro tra supereroi mai incontratisi prima, generano il crossover definitivo. Che vuol dire ventuno protagonisti – solo a citarli tutti si esaurirebbe buona parte dello spazio utile a questa recensione – da gestire lungo due ore e quaranta di film. Joe e Anthony Russo ci riescono benissimo, dosando le singole apparizioni con doti da veri equilibristi del minutaggio, confezionando, allo stesso tempo, non solo il migliore dei tre film sugli Avengers, ma forse il miglior Marvel di sempre, superiore anche a quel Black Panther di recente accolto  da critica e pubblico come il Quarto Potere dei cinecomic.



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L’apoditticità di un’affermazione del genere potrebbe essere spiegata anche solo citando un tasso di spettacolarità visiva e perfezione degli scontri mai visto prima, ma il discorso si spinge ben oltre e ha a che fare con la capacità degli autori di non limitarsi a giustapporre, dentro un unico contenitore, i diversi mood che contraddistinguono ognuno dei supereroi coinvolti, ma di ibridarli fino a raggiungere la sintesi ideale tra  epica e humour, senza che nessuno dei due abbia mai il completo sopravvento sull’altro. Quello che, sulla carta, sembrava il film impossibile diventa quindi l’unico dei finali possibili per una saga che in dieci anni – tanti ne sono passati dal primo Iron Man – ha ridefinito in maniera radicale sia un brand (almeno cinematograficamente) appannato che un universo immaginifico incredibilmente complesso, dotato di una densità drammaturgica di fronte alla quale persino Star Wars tende a impallidire. I fratelli Russo, insomma, non la “buttano in caciara” come era anche lecito temere. In primis grazie a un villain di rara intensità drammatica come Thanos, così lontano dall’incorporea e randomica cattiveria di Ultron, che, fin da subito, mostra chiari i segni della sua superiorità rispetto agli Avengers, non solo in termini di pura forza fisica, ma anche di dissidio interiore.

Ma è nel finale che Avengers: Infinity War alza l’asticella in modo esponenziale. Un epilogo perfetto – di cui non diremo nulla, pena il rischio di spoiler, ma che poi tanto epilogo non è – che ribalta tutte le certezze consolidate nell’arco di diciannove film Marvel per lasciare lo spettatore con un profondo senso di incredula sospensione. tanto che, per la prima volta, la scena post-titoli di coda assume un senso che va ben al di là del simpatico siparietto finale a uso e consumo dei nerd più ortodossi. Nel mezzo c’è solo da mettersi comodi e godersi gli esilaranti botta e risposta tra Thor (Chris Hemsworth) e Star-Lord (Chris Pratt), gli scontri di ego tra Iron Man e Doctor Strange (Benedict Cumberbatch), un Groot in piena crisi adolescenziale (Vin Diesel) e un comeback in quella Wakanda che, dopo l’incredibile successo di Black Panther, non poteva non essere teatro privilegiato di una buona porzione di questo primo finale. Perché, una volta riaccese le luci in sala, c’è da aspettare fino al 2019, per quel capitolo finale che i Russo promettono essere ancora più sorprendente. E addirittura più lungo.

Voto 8

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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