Hell or High Water

Di Carolina Tocci
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Scheda
(Id. USA 2016)
Regia: David Mackenzie
Cast: Chris Pine, Ben Foster, Jeff Bridges
Durata: 1 ora e 42 minuti

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Metà heist movie e metà thriller, ma con dentro tante altre cose, Hell or High Water è uno dei coup de cœur dell’11° edizione della Festa del Cinema di Roma. Scritto da Taylor Sheridan, un attore (Sons of Anarchy) prestato con successo alla sceneggiatura (già autore di Sicario), la storia era nella della black list di Hollywood del 2012 (l’elenco annuale di tutte le sceneggiature particolarmente valide che, per un motivo o per l’altro, non sono mai entrate in produzione) con il titolo Comancheria e, dopo un
cambio di nome e qualche anno, è divenuto film sotto l’egida di Netflix. Chris Pine e Ben Foster sono due fratelli che si improvvisano rapinatori per vendicarsi della banca
che sta pignorando la loro terra. Alle loro calcagna, Jeff Bridges, nei panni del Texas Ranger Marcus Hamilton quasi in pensione che cercherà di incastrarli.



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La pellicola, diretta con mano ferma da David Mackenzie (Young Adam, Starred Up),apre una serie di riflessioni su tematiche sociali di stretta attualità come il problema dell’occupazione, che evidentemente non riguarda solo l’Europa o le città metropolitane degli States, ma anche le polverose pianure del Texas arrostite dal sole. Toby (Pine), padre con un divorzio alle spalle, alla ricerca di una vita migliore per i suoi figli, e Tanner (Foster), un ex galeotto con il grilletto facile, sono la perfetta incarnazione della generazione Occupy, solo che non indossano abito scuro e cravatta, ma pantaloni da mandriani, segno che la crisi è arrivata più lontano di quanto non si immagini.

Non ci sono eroi, vincitori o vinti in Hell or High Water, solo personaggi le cui coscienze, mosse da una moralità che è la necessità a rendere dubbia,avranno un peso da portare e
con cui convivere, tra rabbia e rancori mai davvero sopiti. Chris Pine continua a sorprendere, dimostrando di poter reggere un ruolo ben più complesso di quelli interpretati finora, capitano Kirk compreso; Ben Foster invece aggiunge un’altra performance alla sua lista di ruoli limite (l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, è stato quello del ciclista Lance Armstrong in The Program di Stephen Frears). E poi c’è Jeff Bridges. Il suo ranger impasta le parole mentre spara pungenti battute razziste al partner comanche (Gil Birmingham). Il suo Mark Hamilton è un Drugo invecchiato, che ha adottato la camminata lenta di John Wayne, passa intere nottate con una coperta addosso sotto al portico di un motel di terz’ordine, e ha sostituito il White russian con la birra.

Voto 8,5

 

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Carolina Tocci

Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.

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